Da circa 30 anni sono iniziate verso l’Europa e specialmente in Italia migrazioni di massa di esseri umani, prima dai Balcani ed in seguito dall’Africa.
Se dal dopoguerra la nostra nazione seguiva protocolli di immigrazione rigidi, questi sono andati scemando nel tempo, sopratutto con l’apertura delle frontiere tra paesi europei, favorendo lo scambio delle merci, ma anche il transito delle persone.
E se all’inizio la ragione delle migrazioni poteva essere plausibile, come nel caso dei migliaia di albanesi e slavi che sono fuggiti da una guerra, oggi è totalmente inaccettabile. I migranti sono economici e noi non possiamo prenderci in carico tutta l’Africa.
La maggior parte degli immigrati giunti clandestinamente sul nostro suolo nazionale, è costituita da giovani maschi atletici ed in salute, una bassissima percentuale di donne e bambini o persone anziane.
Si tratta prevalentemente di uomini che lasciano le proprie famiglie, vendono tutto per pagarsi il viaggio che spesso è crudele, tra la traversata nel deserto, i campi di prigionia in Libia e il rischio di annegamento nel Tirreno. Cosa li spinge a rischiare così la vita?
Sicuramente un mucchio di false promesse.
Gli immigrati che partono sono ben consapevoli che quando arriveranno troveranno vitto e alloggio, che saranno coccolati e “temuti”, questo grazie alle nuove tecnologie con le quali chi è giunto informa i parenti e gli amici rimasti della situazione.
“In Italia hai il pocket money”, “In Italia avrai vitto e alloggio gratuito”, queste alcune dichiarazioni rilasciate da un cittadino senegalese alla nostra testata.
Abdul (nome di fantasia) ci ha raccontato di essere partito dal Senegal, aver attraversato il Burkina Faso, l’Algeria per giungere in Libia dove è stato detenuto, picchiato e derubato, prima di salire su uno dei barconi della speranza.
Il giovane ha attraversato il deserto, subendo privazioni di cibo e acqua, giungendo in condizioni inumane assieme a tanti altri disperati. Un viaggio che ha pagato caro. Non ha saputo dirci esattamente quanto, ma ci ha spiegato che suo padre ha venduto tutto il bestiame e con il ricavato avrebbe potuto comprare una piccola casa.
Una volta giunto in Libia sarebbe stato catturato da uomini in divisa, che a suo dire lo avrebbero prima rapinato usando violenza e poi costretto a svolgere lavori di fatica.
Abdul ci ha anche raccontato che alcuni non ce l’hanno fatta, morti di stenti o sotto le torture dei libici.
Perchè continua quindi questo “Traffico di carne umana”?
Perchè gli Stati Europei continuano a favorire l’immigrazione clandestina?
Basti pensare a Matteo Salvini, che si trova a dover affrontare un processo per aver semplicemente difeso i confini nazionali. Ed ora invece ci troviamo la sfilata dei benpensanti alla corte di Tunisi, che vanno ad elargire milioni, ben 10 milioni di euro, per arginare il fenomeno delle partenze da quel paese.
A deciderlo il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il Ministro degli Esteri Di Maio, questo nonostante ci siano oltre 5 milioni di italiani che vivono in povertà assoluta secondo i dati ISTAT e che forse avrebbero avuto più bisogno dei soldi regalati alla Tunisia.
Soldi che non sono la soluzione al problema, ma anzi mostrano un benessere economico che in realtà il nostro paese non ha. Dare quei soldi significa aver mostrato una capacità economica sostenibile ed invoglierà ancora di più le persone a partire. E poi perchè pagare?
Perchè usare soldi pubblici per chiedere ad altri di combattere l’illegalità, quando non ci sono soldi per i fabbisogni delle nostre forze di polizia?
Perchè non prendere a modello paesi come l’Australia, dove non entra una mosca senza che lo decidano?
Ovviamente queste sono semplici considerazioni personali, racchiuse in un editoriale, che vuole però invitare a riflettere il lettore, su quale sia effettivamente la soluzione più giusta.
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