Fabio D’Angelo, una storia di discriminazione
Guarire di coronavirus si può, ma la cattiveria è una malattia incurabile. Abbiamo raccolto la testimonianza di Fabio D’Angelo, che ha subito una serie di atti discriminatori, che lo hanno fatto sentire quasi un appestato.
“Comincio proprio da episodi successi sin dal ricovero al reparto di malattie infettive che mi hanno segnato fin dai primi giorni, mi sono trovato per 20 giorni un una stanza di degenza, da solo isolato con pressione negativa. I sanitari si vestivano e svestivano ogni volta che dovevano entrare, in pratica passavano anche 4, 5 ore prima di vedere qualche infermiere entrare, addirittura per molti mattine non vedevo alcun medico per la visita.” -Ha raccontato Fabio, citando la sua esperienza dal ricovero- “Quel spruzzarsi nell’anticamera con litri di ammoniaca era un qualcosa che mi ha colpito molto più di quello che pensavo in quel momento. Si è cominciato a formare in me l’idea che fossi un nuovo appestato del terzo millennio.”– Ha proseguito per poi parlarci amareggiato degli insulti ricevuti sui social-“Non parliamo di quello che è successo il giorno del mio ricovero, perché essendo il primo contagiato ufficiale del mio paese ho dovuto subire un attacco inaudito si FB, perché tacciato di untore, con mie foto che giravano sulla rete come persona da evitare…”
Le discriminazioni subite
Una situazione quella degli insulti sui social che hanno dovuto subire molte persone da tutta Italia, accusate dai propri compaesani di essere stati inaccorti, di essere degli untori e che ha distrutto a livello mediatico l’immagine di queste persone che ora anche se guarite fanno fatica a reinserirsi nella società.
Qui di seguito un breve racconto delle discriminazioni subite principalemente da Fabio, a suo dire in particolar modo proprio dalle persone che avrebbero dovuto prendersene cura.
“Devo effettivamente sostenere che quasi tutti gli episodi discriminatori li ho ricevuti dai medici e sanitari, indirettamente come il caso della stanza di degenza o addirittura direttamente come di seguito:
1) colpito nel mio intimo, dopo aver ricevuto la notizia del mio trasferimento in altro ospedale post covid, operazione che doveva essere preceduta dalla consegna di tutti gli indumenti che dovevano essere BRUCIATI. Si proprio così come ai tempi del 1600 e 1800 in cui vi erano le epidemie. Situazione poi risolta con una diffida alla direzione sanitaria dell’ASP. Ha pure influito ad sentirmi un appestato anche il trasferimento nell’altro ospedale a marzo con il solo pigiama ed un lenzuolo, in piena polmonite bilaterale, per un viaggio di 23 KM.
2) uscito dall’ospedale, secondo loro guarito clinicamente e virologicamente, ma in realtà in una condizione di salute disastrosa, mi reco dal mio medico di famiglia per la prescrizione delle analisi del sangue e questo mi dice , qui non devi venire più. Da quel momento in poi mi ha sempre mandato le ricette tramite tramite mail e mai visitato. Per questo motivo una settimana fa l’ho cambiato con altro medico della mutua, che mi riceve regolarmente.
3) Passiamo al primo episodio grave di discriminazione, mi reco ad un pronto-soccorso di una grossa città della Sicilia, per essere ricoverato in neurologia. Per questo motivo avevo contattato trami watshapp il primario di quella struttura, in definitiva, questo personaggio mi scrive che non mi farà entrare nel reparto perchè ex covid e perchè non ha una zona grigia dove ricoverarmi, ma se io ero ormai guarito di che zona grigia parlava? Questo comportamento è stato un colpo decisivo nel farmi sentire una persona esclusa dalla società e ancor peggio dalla sanità.
3) Altro episodio gravissimo, successo pochi giorni fa. Prenoto una visita oculistica in un centro specializzato per i non vedenti, mi reco 10 minuti prima e all’atto della compilazione del modulo del triage, vedo che si sono due domande che riguardano il fatto se abbia avuto fatto il tampone e il test sierologico ed il loro risultato. come persona corretta spiego la mia posizione di ex covid, apriti cielo, il panico totale, la dottoressa da dentro la stanza dispone che io non possa fare la visita, forse perchè lei è sprovvista di DPI. Ma cosa centrano i DPI con una persona guarita dai sintomi e virologicamented dal Covid?”
Dichiarazioni che trapelano l’angoscia che questa persona, come molte deve vivere ogni giorno, specialmente quando si trova a passeggiare per il proprio paese, dove molti ancora li evitano come se fossero ancora malati. Questa Pandemia non ci ha affatto reso migliori, anzi …
Questi atteggiamenti hanno instillato in Fabio un senso di repulsione per gli operatori sanitari, di cui pare non fidarsi più come prima, come lui dichiara-“Concludo che l’ignoranza dei medici è più deleteria di quella delle persone comuni, perchè loro hanno studiato, ma evidentemente lo studio gli ha fatto male. Il Covid mi sta facendo conoscere le persone per quello che sono veramente, cattive. Nella normalità si ammantano della lana degli agnelli, anche se sono dei lupi. Ma in condizioni di stress e paura non riescono più a nascondere la loro cattiveria e la loro ignoranza fa scoprire il loro egoismo che hanno fino alle ossa.”
Dal contagio ad oggi
Sono stati momenti davvero difficili per Fabio e la sua famiglia, riportiamo integralmente il testo della mail che ci ha inviato raccontandoci un po’ la sua esperienza con il Covd-19:
Il 7 marzo, nel pomeriggio sento che c’è qualcosa che non va, in 30 minuti sono a letto con la febbre e subito telefono ai numeri covid. Mi indirizzano all’ufficiale sanitario, le telefono, ma mi dice di stare a casa fino a quando non avessi avuto la dispnea, stessa cosa il medico di base, gli ordini dell’Asp sono quelli. Sono il primo covid della provincia di Enna, passa 4 giorni al mattino del quarto giorno arriva la disgraziata disnea, sono alla soglia della morte, veramente. Registro un wathapp, così sentono, lo inoltro ad ambedue, non ho la forza. Il medico di famiglia mi richiama dopo 5 minuto … chiamiamo il 118… l’autoambulanza arriva dopo 2 ore. Dovevano portare da Enna agli operatori del 118 dell’ospedale del mio paese che dista 20 km. i DPI. Stavo per morire, due cuscini sotto le spalle per respirare, finalmente arrivano, chiedo di non accendere la sirena per non destare allarme in paese, così è stato all’arrivo, ma alla partenza per presenza di ingorgo l’autista è costretto ad accendere la sirena. Apriti cielo, tutto il paese sa e comincia una campagna di caccia all’untore contro di me e contro le mie figlie in FB ed in watshapp gira la mia foto e la casa dove abito siamo entrati nel tritacarne mediatico.. Arrivo mezzo morto ad Enna, dopo 20 km. di curve e vomito trattenuto a stento, sono ricoverato in reparto all’ospedale Umberto I. Dopo 20 giorni vengo a sepere che ho rischiato l’intubazione e solo grazie alla terapia d’urto, l’indomani dal mio ricovero fanno un consulto e mi risparmiano l’intubazione…. Saltiamo al 14° giorno prelievo rinofaringeo per tampone con mancato risultato, vengo trasferito al reparto post covid (prima in una topaia) ed l’8 aprile congedato con tutti gli onori, risulto essere il primo guarito della Provincia, ma guarito da cosa? Clinicamente dai sintomi covid allora conosciuti, si certamente, virologicamente anche per i 2 tamponi negativi, ma mi trovo in condizioni penose, comunque mi accompagnano sotto casa perchè devo liberare il letto agli altri che stanno peggio di me….. mi resatano confusione mentale, deambulazione lentissima, respirazione molto difficoltosa. Mi dicono che l’Asp di Enna ha questo ordine salvare le vite, dopo si occuperanno delle altre cose… chi li ha più sentiti? Niente follow up, niente equipe multidisciplinare, la completa assenza, mi sento solo e abbandonato, infatti vivo solo e devo stare in quarantena post covid, vi lascio immaginare.
Mi ritrovo quindi a casa da solo, senza respiro con un dolore sotto scapolare costante, abbandonato da tutti. L’indomani chiedo aiuto, nella chat, alla mia comunità universitaria con colleghi da tutta Italia, arriva la samaritana, una collega è fisioterapista e per 40 giorni, uno dopo l’altro senza guardare pasqua, pasquetta, 25 aprile , 1 maggio nè domeniche in cui mi fa fare a distanza esercizi respiratori, pochi fra quelli motori, Dio gliene renda merito. Io ogni 2 ore li ripeto costantemente da solo, ogni giorno ne facciamo uno nuovo. Al contempo alcune psicologhe del paese si mettono a disposizione gratuitamente per seguire chiunque abbia bisogno, così da aprile ogni settimana siamo a colloquio con Giovanna che mi ha sostenuto e mi sta tutt’ora sostenendo psicologicamente. La provvidenza di Dio c’è ed è grande. Ma mi chiedo il SSN dov’è? Non c’è, semplicemente non c’è, salvano le vite e poi ci lasciano come aborti, come disabili e disadattati, perchè siamo gli appestati del terzo millennio, eppure gli avevo chiesto espressamente di essere riabilitato. Passano le settimane di quarantena, sono libero adesso, ma dove vado non posso dare due passi che mi devo fermare, il dolore sottoscapolare si acuisce, allora lancio un allarme ad una dottoressa amica che fa di tutto per farmi entrare in un cento di riabilitazione, che risulta un sogno infranto… Infatti dal primo giorno mi succede un episodio che mi preoccupa e mi destabilizza, sono terrorizzato, faccio il test di 6 minuti di camminata e percorro solo 140 ml. anziché 568, non riesco a finire e sento un dolore indescrivibile alle gambe da giù a sù, subito dopo bruciore , bruciore, bruciore. Loro al centro pretendono che io faccia palestra, ma non posso svolgere gli esercizi di motoria, perchè ho i nervi delle braccia e delle gambe infiammati, ricordo che negli anni passati mi era successo, ho terrore, cosa è?…. cosa ci faccio più lì, devo cessare la riabilitazione e scoprire cosa ho al sistema nervoso, al centro non fanno risonanze, quindi firmo e me ne torno a casa…. con la stampella che tutt’ora utilizzo per non sforzare il nervo del piede sx, visto che al centro una notte ho avuto il piede cadente, grazie a Dio regredito…. siamo al 17 maggio.
Non vi sto a dire cosa è seguito dopo il 17 maggio, 3 accessi ai pronti soccorso, 2 ricoveri, un rifiuto di ricovero alla neurologia del policlinico di catania perchè come ex covid il primario mi dice che non ha la zona grigia per me. La RM e la Tac fatta con il ticket, ma non posso guidare e sono accompagnato per tutte questi controllo ed esami ambulatoria da mia sorella ed i miei fratelli. Devo entrare nell’ottica che ho una disabilità. Proprio per questo inizio ad andare ai pronto soccorso….., non posso continuare ad andare qui e la, il pomeriggio sono distrutto, come tutti i Covid. Sono finalmente ricoverato per una settimana in neurologia esco dopo una settimana con una diagnosi di vascolopatia cerebrale, assieme ad altri sintomi indicati, perdita di memoria, miopatia ed anche depressione, siamo al 17 giugno. Depressione? Certo dopo questo calvario sfido io! Sono scoraggiato al massimo, anche perchè al centro di riabilitazione, poichè un poco innervositi non mi danno il foglio di dimissioni e melo mandano per posta dopi 12 giorni, dove è scritto sospetta necrosi settale, me ne vado in panico, in tachicardia, ecco il motivo di uno dei 3 pronto soccorsi, dopo il quale grazie a Dio, mi dicono che dal ecocardiogramma non risulta nulla… ma io tutt’ora se mi addormento sul lato sx ho un dolore ed ho sentito una notte una extrasistole. Non parliamo della cartella clinica del ricovero covid ad Enna, mi arriva dopo 45 giorni dalle dimissioni e cosa vado a scoprire? Nella prima Tac, quella della polmonite interstiziale bilaterale, si accorgono che ho una cisti di 2,2 cm. al pancreas, dicendo che doveva essere attenzionata, mentre alle dimissione non mi avevano scritto niente, mamma mia. Torniamo a noi, uscito dalla neurologia non sono convinto per niente, sento puzza di bruciato, quindi faccio il viaggio della speranza in un centro di neurologia in Molise, grazie all’appoggio della collega samaritana, il dottore mi dice che al ricovero avevano sbagliato tutto, specie la Rm e la miografia, sono incazzato nero. Ritorno in sicilia e decido di ritornare a fare tutte gli accertamento con il ticket, così almeno sono in possesso io dei referti e dei dischetti, anche perchè nel frattempo alla neurologia mi hanno dato un ricostituente dei nervi, forse l’unica cosa sensata, che mi fa sentire meglio. Adesso posso guidare in autonomia, ma non posso lasciare la stampella quando cammino. La situazione attuale che ho fatto una tac alla colonna e mi risultano discopatie a ben 10 vertebre, ecco da dove veniva il piede cadente e la stampella…. entro agosto conto di fare 2 risonanze ed una elettromiografia, una visita da un neurochirurgo per vedere se sono operabile alla colonna. Una domanda è lecita il covid cosa centra in tutto questo? ahhh questo non si sa nessuno lo sa è una nuova malattia, pian piano tutto passerà… Siamo ad oggi il futuro non so cosa mi riserverà, ma chiedo l’esenzione ticket e la costituzione di equipe multidisciplinare per noi ex covid, i nuovi appestati del terzo millennio.
Ps: altro sintomo vedo doppio, ci vuole pure l’oculista e anche il reumatologo perche l’artrosi alla colonna forse può portare anche artrite (infiammazione). Ma io tutti questi sintomi prima del covid li avevo, anche qualcuno in meno, ma non erano così acuiti e forti.