Politica

Trevi nel Lazio, intervista a Vincenzo Cecconi candidato Sindaco

Mancano poco più di 3 settimane all’attesissimo appuntamento per le elezioni di Trevi nel Lazio. Abbiamo intervistato per voi Vincenzo Cecconi, candidato con Unione e Cambiamento.

Cecconi ex Comandante di Polizia Locale, ora in pensione, desidera essere un sindaco presente a 360° non avendo più impegni di lavoro e desidera da ex assessore, portare a termine gli obbiettivi che si era prefissato nella passata legislatura.

 

Avete chiamato la lista “Unione e cambiamento”, quale è il suo significato?

Il paese ha bisogno di cambiare aria, c’è puzza di muffa, di stantio. Bisogna aprire porte e
finestre e far circolare il vento dell’innovazione, del cambiamento. Il quinquennio alle nostre
spalle, è stato lungo ed insostenibile, proprio perché trascorso inutilmente, senza che il paese
ne abbia avuto il benchè minimo beneficio, anzi, a ben vedere, raccogliamo solo macerie e
distruzione. Cambiare uomini e donne alla guida della comunità, che sappiano mettere in
campo idee e progetti di rinascita è urgente, improcrastinabile direi, oltre che necessario. Pena
il declino irreversibile. In sostanza, non possiamo aspettare un altro virus (che speriamo non
arrivi!) per riempire di gente, in estate, Trevi ed Altipiani, ma dobbiamo essere noi attori ed
artefici del nostro futuro.

E per “Unione” cosa si intende?

Il concetto ha due valenze. La prima è riferita al dualismo, anacronistico quanto deleterio
che, negli anni, si è generato tra Trevi ed Altipiani. Non esiste in realtà nessuna
contrapposizione motivata, semmai solamente la diversa natura dei luoghi. Il capoluogo è un
antico e nobile borgo, gli Altipiani una prestigiosa località turistica.

Situazioni che si compendiano, soprattutto in chiave turistica, e non hanno certo motivo di scontrarsi. Il solco che
si è creato, forse anche stoltamente fomentato, va colmato nell’interesse del territorio, perché,
ne sono fortemente convinto, lo sviluppo di uno non può essere che trainante anche per l’altro.

Ma “Unione” vuol dire anche altro! Trevi, infatti, vive una condizione divisiva, oltre che
geografica, anche sociale. Le elezioni, di solito, costituiscono lo spartiacque tra coloro che sono
cittadini a pieno titolo e coloro che lo sono un po’ di meno. Necessita che una piccola comunità
ritrovi, rapidamente, unità di intenti e di scopi per salvarsi. Ma la compattezza, prima di ogni
altra cosa, va garantita e perseguita dalle istituzioni e, ancor più, da coloro che le interpretano. Il
denominatore comune debbono essere i diritti. A volte si ha la sensazione di vivere una
condizione da sudditi, più che da cittadini e questo non è più tollerabile. Il mio gruppo lavorerà
anche in questa direzione.

A questo punto ci spieghi anche il significato del simbolo.

La Cascata di Trevi è uno dei luoghi simbolo nel nostro territorio, dell’intera regione persino,
vederla maltrattata, abbandonata e seviziata non è un bel vedere. Quel luogo, quindi, lo
abbiamo adottato ed assunto come metafora della rinascita. L’acqua, poi, è vita ed il suo
scorrere, incessante, è preludio di rinnovamento, oltre che simbolo di forza ed energia. Credo
che sia la migliore immagine che potessimo adottare in questo momento storico.

Come è maturata la sua candidatura?

Il nostro gruppo è nato spontaneamente, mosso dalla consapevolezza, comune, che fosse
arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e contribuire a salvare Trevi da quello che
appare, ai più, un declino inesorabile. Lo stesso gruppo e con la stessa spontaneità mi ha
investito del ruolo di capolista. Ruolo che avrebbero potuto ricoprire, senza alcun problema,
anche altre figure del nostro stesso gruppo, cosa di cui vado particolarmente fiero e che
testimonia la forza e la qualità della nostra squadra. La decisione, comunque, è stata assunta in
modo unanime, già da qualche mese, e senza divergenza alcuna, contrariamente a quanto
hanno tentato di far credere i nostri avversari e certa stampa loro amica.

Perché non avete optato per una figura giovane?

L’idea di partenza, cominciando da me, era proprio questa. Ma, gli stessi giovani, avendo
piena contezza della disastrosa situazione amministrativa e finanziaria del Comune di Trevi,
hanno insistito affinché fossero accompagnati da maggiore competenza ed esperienza. Con ciò
dando prova di grande maturità e senso di responsabilità.

Perche’ insistete sulla trasparenza amministrativa?

Perché è uno dei cardini della democrazia. Non si può amministrare la cosa pubblica tenendo,
con scientifica determinazione, all’ oscuro il popolo che si rappresenta. Il cittadino deve sapere,
in primo luogo perché è un suo diritto, ma soprattutto perché, chi ha le leve del comando,
attraverso l’opinione pubblica può rendersi conto del suo operato e, se necessario, correggerlo.

Secondo lei l’amministrazione uscente non è stata sufficientemente trasparente?

No! Diciamoci la verità, non lo è stata per nulla. Basti pensare alle difficoltà con cui si accede
agli atti ammnistrativi, ma anche alla gestione dell’emergenza Covid-19 e dei sussidi sociali.

Si sono rifiutati persino di svolgere una riflessione con le minoranze, circa le modalità di
assegnazione, fornendo persino uno spettacolo indecoroso, laddove gli amministratori,
personalmente, hanno ritenuto sostituirsi ai funzionari e dipendenti del comune. Prassi incivili
oltre che totalmente inopportune.

Il suo programma tiene molto in considerazione i diritti di cittadinanza.

Non potrebbe essere diversamente. Le Aree interne si stanno impoverendo sempre di più,
sia sotto il profilo demografico che economico. La dorsale appenninica, indistintamente, da nord
a sud, subisce un progressivo abbandono, ma con delle eccezioni laddove, amministratori
illuminati, hanno messo in campo nuove politiche finalizzate a generare servizi e
microeconomie.
Dobbiamo lavorare sui diritti di cittadinanza, perché nessuno, a breve, sarà più disposto a vivere
in un luogo privo di servizi essenziali: sanità, scuola, trasporti. E’ attraverso la loro qualità che ci
giocheremo gran parte del nostro futuro. Per fare questo non serve essere degli amministratori
geniali, ma più semplicemente degli ottimi osservatori. Già altri hanno messo in campo le
soluzioni e basta copiarle o coglierne i suggerimenti. Ma per fare questo ci vuole tanta passione
per la propria terra, qualità che vedo scarseggiare a vantaggio della coltivazione di piccoli
interessi troppo particolari.
Dobbiamo incentivare le giovani coppie, e non solo, a restare vivere a Trevi o agli Altipiani. Per
fare ciò, oltre ai servizi, occorrono degli incentivi. Grave danno, in questo senso ci arriva
dall’introduzione dell’Addizionale Comunale IRPEF, dato che, il non pagarla, poteva fare la
differenza. In questo senso sono molto preoccupato per il più che probabile passaggio
dell’acqua da una gestione comunale, ad una resa verso ACEA. Gli atti, purtroppo, sono
inequivocabili ed il conto sarà salatissimo.

Cosa ci dice in merito alle opere pubbliche?

Puntiamo a realizzare opere di cui se ne sente veramente il bisogno. Penso alla copertura
dell’anfiteatro comunale, la cui realizzazione avrebbe un grande valore sociale, trasformando un
luogo di aggregazione utilizzabile pochi giorni l’anno, in un luogo in cui la comunità potrebbe
ritrovarsi, idealmente e materialmente, ogni qualvolta se ne crei l’occasione. Spettacoli teatrali,
musicali, dibattiti, incontri, proiezioni cinematografiche, oltre ad ogni altra uso compatibile.
Ma penso anche alle esigenze più specifiche per gli Altipiani, come una pista ciclo-pedonale,
palestre all’aperto e perché non pensare, nella stessa località, ad un’area coperta, proprio come
stiamo pensando per l’anfiteatro di Trevi?
I parcheggi, a Trevi ed Altipiani, sono divenuti di assoluta necessità, sia come servizi al turismo,
sia come segno di civiltà. Non è tollerabile che il centro storico di Trevi sia letteralmente invaso
da “soste permanenti”, mentre gli Altipiani di Arcinazzo vengono paralizzati da ingorghi come se
ci trovassimo nel traffico caotico di una metropoli. Chiunque abbia girato un po’ per l’Italia e per
il mondo sa bene che il turismo si incentiva maggiormente pedonalizzando i luoghi di maggior
attrazione, ovviamente tenendo in debita considerazione anche gli interessi dei residenti e dei
commercianti.
Il resto verrà strada facendo, non mettiamo limiti alla provvidenza.

Cosa è che non gli è piaciuto dei cinque anni dell’amministrazione uscente?

Una fra tutte? La mancanza di serenità amministrativa che li ha portati più a distruggere che a
costruire.

Pensa a qualcosa in particolare?

Il museo D.A. Pierantoni grida vendetta! Anche perché sono stati investiti bei soldi pubblici, per
vederlo, ora, completamente smantellato. Ma penso anche all’abbandono di altre opere o
all’interruzione di iniziative di successo, quasi a perseguire una sorta di “Damnatio Memoriae”
nei confronti dell’amministrazione che li ha preceduti. Questo è stato e resta un segno distintivo,
di questa amministrazione, molto ma molto brutto. Una buona idea va sempre mantenuta, può
essere migliorata o modificata, ma cestinare anche iniziative ormai finanziate stabilmente dalla
Regione è stata una cosa priva di ogni logica.

Cos’è che piace di meno del suo avversario?

Difficile scegliere, certo che la sua spiccata indole a scrutare nella vita privata dei suoi
avversari per utilizzarla, anche impropriamente, contro di loro, lo trovo un atteggiamento molto sgradevole. Non è solo una questione di stile, ma soprattutto perché è incompatibile con chi
riveste una carica istituzionale e chiede di essere riconfermato. Poi, sotto l’aspetto della
competizione elettorale, trovo scorretto che tenda a sottrarsi, con scientifico piglio, alle sue
responsabilità pubbliche. Il dissesto finanziario, causato dagli amministratori uscenti, è sotto gli
occhi di tutti, ma continua, con fare poco dignitoso, a cercare di addossare le responsabilità ad
altri. E mi fermerei qui!

Cosa ne pensa dell’altra lista?

Non è mio costume giudicare le persone (salvo fatti ed azioni di valenza politica), come
invece sembrano fare, anche con insistenza, i nostri avversari. Del resto ognuno rispecchia ciò
che è e, soprattutto, è libero di scegliersi la compagnia che più preferisce. Posso solo esternare
qualche mia perplessità, ma non dispiacere, su certi cambi di casacca dell’ultima ora, che, per
la verità, offendono più chi se ne è reso protagonista, da attore e da regista, piuttosto che coloro
che l’hanno subito. Per il resto la squadra è stata già ampiamente pesata, misurata e trovata
mancante. Non c’è stato un solo assessore o consigliere del quale si ricordi un’iniziativa degna
di una nota positiva. Al contrario, troppo spesso abbiamo assistito ad atteggiamenti arroganti,
non supportati neanche dalle necessarie competenze per poterselo permettere, ammesso che
sia ammissibile un atteggiamento simile. Alcuni si sono dimostrati fortemente scomposti anche
nel linguaggio utilizzato, soprattutto sui social. Aggiungo solo che trovo, inoltre, indecoroso e
persino patetico lo spettacolo che qualcuno di loro sta offrendo nel condurre la campagna
elettorale.

Cosa pensa di consigliare al suo avversario?

Facendo una battuta, visto il modo in cui ha amministrato Trevi per due volte, adesso gli
consiglierei di dedicarsi ad altro!
In modo serio, invece, mi sento di suggerirgli di lasciar perdere certe insinuazioni nelle sue
esternazioni pubbliche, perché così si rischia solo di avvelenare gli animi e il paese non ne
guadagna in serenità.
Sarebbe ora, poi, che si rendesse conto che la storia è andata avanti, suo malgrado e malgrado
qualche suo fedele ed anacronistico suggeritore. La “Giovine Italia”, di mazziniana memoria, è
finita e sepolta da oltre un secolo, mentre il muro di Berlino è caduto nel 1989, esattamente 31
anni fa. Sono cadute le ideologie, è finita la prima Repubblica e ci stiamo preparando per
andare su Marte. E qualcuno ancora respira aria di maccartismo e della caccia alle streghe.

Molti l’accusano di non essere nuovo nella vita politica locale, cosa vuole rispondere in merito?

Seguo la politica da molto tempo, è vero, da quando avevo diciassette anni, del resto è sempre
stata una mia passione. Sono stato candidato un paio di volte da ragazzo, quasi per gioco,
senza poi essere eletto in Consiglio Comunale, e una volta, dal 2010 al 2015, sono stato
Assessore nell’Amministrazione Schina. Oggi, a 65 anni da compiere il 4 settembre, mi candido
per la prima volta a Sindaco.
Se guardo dall’altra parte vedo un Sindaco che si propone per la quarta volta, il vice sindaco
idem e lo stesso altri consiglieri, che peraltro, in passato, sono stati anche all’interno di altre
maggioranze ed altre liste. Sarei io il vecchio? Poi, possiamo sempre confrontarci sulle idee,
che sono quelle che contano, anche faccia a faccia in un dibattito pubblico, e vediamo chi è più
vecchio!
Ciò che mi conforta, invece, è lo scambio vivo e vivace che ho con i tanti giovani che sono
presenti nella lista di “Unione e Cambiamento”, ovvero con tutti quelli che la sostengono,
confrontandomi con le loro idee, con le loro passioni e le loro aspettative. E’ un’esperienza
bellissima che costituisce il vero antidoto all’invecchiamento e crea, al contempo, la giusta
sinergia tra esperienza ed intraprendenza giovanile.

Come giudica il suo precedente operato da assessore?

Non posso giudicarmi da solo. Posso solo elencare le iniziative messe in campo, in cinque
anni, da assessore anche se insieme e con il pieno appoggio della mia Amministrazione: sono
stati storicizzati due festival musicali, di cui uno internazionale (Thank You For The Music e
Trebantiqua); è stato istituito il “Premio Camilloni” in onore del nostro illustre concittadino,
pubblicandone anche la biografia ad opera del Maestro G. Valle; è stato istituito un evento
gastronomico a base del tartufo locale “Tregust”; è nato “Il Natale al Borgo”, che tutti ricordano;

è stata accolta, per la prima volta, la musica sperimentale (oggi presente, in modo permanente,
con tre installazioni nel centro storico di Trevi); è stata realizzata una prima mostra archeologica
intitolata: “Alta Valle dell’Aniene – Tesori Ritrovati”; è stato realizzato il museo civico
archeologico “Domenico Antonio Pierantoni”, con Decreto della Regione Lazio ed inserimento
nella rete museale PREGIO; è stata scansionata e messa in sicurezza tutti i manoscritti del
Pierantoni unitamente all’archivio storico; è stato adottato il Piano di Sviluppo Turistico e tante
altre iniziative minori.
Questo, naturalmente è solo uno spaccato, poi ci sarebbe tutta l’attività ed i risultati più
strettamente amministrativi, ovvero inerenti le altre deleghe, ma forse è il caso mi fermi qui,
altrimenti rischiamo di annoiare il lettore.

Cosa si aspetta da queste elezioni?

I cittadini hanno ben compreso quello che è accaduto in questi ultimi anni e sanno anche che
serve una svolta radicale ed energica per ridare prospettiva e fiducia a Trevi ed Altipiani. Ma
soprattutto hanno compreso il valore della posta in gioco. Commettere un errore alle prossime
elezioni sarebbe fatale, oltre che imperdonabile. Consegnerebbe una terza volta il nostro paese
nelle mani di chi lo ha ridotto ad uno stato comatoso. Con l’aggravante che, un’ulteriore
conferma, aumenterebbe in modo smisurato l’arroganza, la prepotenza e la spregiudicatezza di
coloro che non hanno di meglio da mostrare.
Non dubito, pertanto che, il 20 e 21 settembre, sappiano scegliere, con saggezza ed
intelligenza, il nostro futuro, il futuro dei nostri figli e quello dei nostri nipoti.
Insomma, mi aspetto che dalle urne esca una nuova speranza per Trevi ed Altipiani, un nuovo
“progetto paese”, da perseguire con forza e fiducia. Dobbiamo essere capaci di porci degli
obiettivi a breve, medio e lungo termine, ma con l’impegno, i risultati arriveranno e, con essi,
l’entusiasmo di andare avanti ed accettare sfide sempre più difficili.

Cosa vuole aggiungere per chiudere?

Invito tutti a leggere il nostro programma e di recarsi al voto con animo sereno, sgombro da
condizionamenti, scegliendo unicamente le donne e gli uomini, che dovranno guidare la nostra
comunità per i prossimi cinque anni, sulla base delle loro capacità, delle loro competenze e dei
loro programmi.

Redazione

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