Da un mese alcuni nostri pescatori si trovano ostaggio in Libia, arrestati con la presunta accusa di aver pescato in acque proibite.
Il governo italiano finora si è dimostrato incapace di trarli in salvo. Se si fosse trattato di cittadini americani, probabilmente a quest’ora già sarebbe stato compiuto un blitz dei Navy Seals, ma il nostro stato preferisce la lunga e logorante strada della diplomazia, la stessa che ha tenuto per anni prigionieri i nostri due Marò in India.
Libia: “liberate i pescatori italiani”, striscioni in tutta Italia e appello al governo di alcuni consiglieri
Roma, 6 ottobre – “Liberate i pescatori italiani”. È questa la frase che questa mattina campeggiava su degli striscioni affissi in un centinaio di città italiane in sostegno dell’appello lanciato da alcuni consiglieri comunali e regionali che in tutta Italia stanno chiedendo al governo di intervenire per riportare a casa i 18 pescatori rapiti da oltre un mese in Libia. La marina militare del generale Haftar ormai più di un mese fa, ha sequestrato e portato a Bengasi due pescherecci di Mazara del Vallo, con 16 pescatori a bordo, mentre altre due imbarcazioni sono riuscite a fuggire, senza riuscire ad evitare però il sequestro del primo ufficiale e del comandante. “Dal 1 settembre scorso – si legge nell’appello dei consiglieri comunali – 18 pescatori italiani sono stati sequestrati da dei predoni libici mentre pescavano in acque internazionali. In un incredibile silenzio mediatico ed istituzionale, sono tenuti prigionieri non si sa dove, dalla fazione libica del generale Haftar, il pretendente governatore non riconosciuto dalla comunità internazionale, che in cambio dei nostri pescatori chiede la liberazione di quattro scafisti libici accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di omicidio plurimo per la morte di una cinquantina di immigrati lasciati soffocare nella stiva della barca che stavano conducendo presso le nostre coste. Con questo appello – spiegano i consiglieri – vogliamo innanzitutto riaccendere i riflettori su questa vicenda ma anche sollecitare il governo ad un intervento militare in Libia, che riteniamo l’unica soluzione praticabile, per riportare finalmente i 18 pescatori a casa dalle loro famiglie”. In circa 60 Comuni italiani, che aumenteranno nei prossimi giorni, ed in alcune Regioni è stata anche presentata una mozione che chiede ai consigli comunali di esprimere solidarietà alle famiglie dei pescatori e di sollecitare il governo per un rapido intervento.
Ad Anagni ha aderito il consigliere Valeriano Tasca, che ha scritto la sua protesta attraverso Facebook.
Anche io ritengo giusto aderire, come consigliere comunale e italiano, all’iniziativa nazionale #liberateipescatoriitaliani. Da settimane ormai nel silenzio dei media e di questo indegno governo di sinistra e del suo ridicolo ministro degli esteri, degli italiani sono in mano libiche, senza che ci siano azioni forti per riportarli a casa e senza neppure far sapere nulla agli italiani che vengono solo terrorizzati dalla questione covid.
Serve ora alzare la voce.