La vita ed i suoi risvolti a volte sorprendono inaspettatamente ed i gesti di alcuni ci appaiono inspiegabili. Siamo pronti a giudicare tutto e spesso inflessibili anche solo al cospetto di un sentore, un sospetto, un’ipotesi.
Prede dei nostri preconcetti che trasformiamo in giudizi precostituiti, siamo irremovibili, e pronti a prendere le distanze da chi è accusato, da chi contravviene, da chi esce dalle regole.
A volte la frettolosa conclusione alla quale arriviamo in merito a fatti e persone, andrebbe riveduta e corretta.
Forse la storia di Roberto, rientra in questa casistica, forse invece, era davvero l’uomo da condannare…
Una fine annunciata (integrale)
Era il 3 marzo scorso ed alle ore 17,53 Roberto Pauluzzi scriveva sul suo profilo Facebook:
Cari amici, grazie di essere stati presenti nella mia vita.
Il primo pensiero va a mia figlia Asia che ha rappresentato una svolta nel mio percorso.
Poi un ringraziamento ai miei genitori che mi hanno dato quello che potevano, amore in primis, in quello che penso sia stato uno dei migliori periodi storici (anni ’60-‘70-‘80) in assoluto.
Ringrazio mia sorella che, anche se nella parte finale ci ha visti divisi, va bene lo stesso, l’importante è che sia soddisfatta della sua vita.
Ricordo con affetto il cognato, i nipoti, i cugini e tutti quelli con cui le stupidaggini erano il sale quotidiano.
In questa prima parte del post Roberto sta già salutando i suoi affetti.
Il post prosegue…
Ringrazio soprattutto i colleghi di lavoro con i quali sono cresciuto per professionalità, maturazione e cultura. Sono rappresentati il massimo della soddisfazione. Insomma il periodo del duro lavoro all’estero è stato il periodo più fantascientifico.
Ho avuto la fortuna di valorizzare ogni aspetto positivo nelle mie difficoltà, questo è stato l’essenza nel mio vivere. Insomma, tante contrarietà (come a tutti) ma non mi sono mai lasciato travolgere da esse. Tuttavia la vita non è lineare, ci sono delle interruzioni che in qualche caso risultano insormontabili.
La dignità è il parametro che non metto in discussione, è stata calpestata, infangata e stuprata, senza di essa non voglio vivere…
Un saluto… estremo
Un messaggio di addio di un uomo che si professa innocente e si dichiara vittima di un raggiro ben architettato.
Roberto viene accusato e condannato ed il reato contestato è grave, pesante moralmente. Un peso che lui, non riesce a sopportare, malgrado avesse sperato e probabilmente creduto nella Giustizia…
Adesso questo padre che secondo quanto avrebbe decretato la legge, si sarebbe macchiato del più abbietto degli atti che un uomo possa compiere, ha deciso di staccare la spina, sperando che almeno questo persuada chi non ha creduto alle sue ragioni.
Precedenti segnali
Qualche giorno prima; Roberto aveva affidato al social un altro post con il suo racconto. Nel post spiega cosa sia successo, quali sono state le decisioni e dice di essere stato condannato a 4 anni. Fa ammenda sulla sua sciocca ostinazione nel voler vedere per forza il lato positivo, nel voler continuare a sperare che le cose si accomodassero.
Il post del 21 febbraio (integrale)
Non è un buon giorno ma auguro lo stesso buona giornata alle persone che leggeranno questo messaggio. Non è un buon giorno perché comunico che mi hanno condannato a 4 anni di galera per avere molestato una bambina di 10 anni. Questo secondo mia ex moglie, la mia figliastra, il suo compagno e il suo caro avvocato (amico nonché ex datore di lavoro della ex moglie). Questa è la conseguenza di come lo stato italiano è in grado di capire o a volere capire la dinamica dei fatti. Non voglio neanche perdere tempo a giustificarmi, chi vuole capire vada a leggersi la cronostoria dei fatti in robertopauluzzi.com che è dedicata a mia figlia.
Qui Roberto denuncia le responsabilità che secondo lui hanno i suoi aguzzini
E poi riprende…
Invece in questo post voglio fare ammenda e dichiarare che i miei amici di allora mi hanno tutti sconsigliato di sposarmi con una thailandese, di portare in Italia lei e sua figlia nonché di adottarla (cosa che, almeno questa, non ho fatto), di decidere di mettere al mondo una figlia che sicuramente non è stata il frutto dell’amore ma solo lo strumento per ottenere la cittadinanza italiana (da parte della madre). Devo incensarmi e riconoscere quanto avessi torto, quanto la mia bramosia di essere “normale” mi abbia rovinato la vita. Niente, ero così stupido da non capirlo e mi sono meritato le conseguenze che dovrò subire… e anche avere pensato di ricevere giustizia dalla magistratura era una effimera chimera. D’altronde il mio amico Carmine mi aveva avvisato che io apparivo come un vecchio bavoso che ha circuito la povera giovane donna straniera che comperata dall’illusione del benessere che avrei potuto darle mi ha messo a disposizione una bambina di 6 anni che ho cresciuto con amore fino ai 10 e, come con incredibile stupidità degli esperti psicologi di Trieste, questo amore non potesse essere un affetto padrigno/figliastra ma, secondo le pubblicazioni di Fotti (si quello responsabile delle sottrazioni di minori di Bibbiano) io sono chiaramente l’orco pedofilo. Scusate lo sfogo e ciao a tutti.
Era uno sfogo ma anche una richiesta d’aiuto
E’ già evidente a questo punto la disperazione di Roberto, si evinceva la sua desolazione. Era solo e lo sapeva, aveva perso la speranza nelle istituzioni e forse, avrebbe avuto bisogno di un sostegno, un aiuto psicologico.
La spalla sulla quale poggiarsi. Qualcuno con cui condividere la propria angoscia tuttavia non c’era, almeno dalle parole di Roberto non se ne deduce alcuna presenza.
La solitudine e la desolazione inducono anche il più sano degli esseri umani a gesti estremi.
Non sappiamo se Roberto Pauluzzi sia stato vittima di un sistema giudiziario imperfetto, se sia rimasto intrappolato da persone che hanno voluto la sua distruzione. Non possiamo sapere se l’orco era tale o se era solo una persona ingenua e raggirabile.
Una cosa però di sicuro la sappiamo, adesso non c’è più e andandosene si è portato via tutti i suoi segreti, le sue verità. A noi fruitori di un’umanità viziata dalla giustizia degli uomini, non resta che prendere atto dei fatti. La giustezza implicitamente la riteniamo insita nella giustizia e per lo più abbiamo ragione, talvolta però il dubbio rimane e ci si chiede se non dobbiamo sentirci responsabili per per chi si è arreso.
Le colpe
Ammesso che ci siano delle colpe oggettive per questa vicenda drammatica, dobbiamo cercarle nel suo inascoltato grido di dolore espresso nel suo blog.
Un blog aperto il primo febbraio, da come si deduce dalla prefazione. Nel quale scrive il suo “testamento” alla figlia Asia. Una sorta di memoria – spiega Roberto – dove la ragazza potrà conoscere la verità alternativa a quella che probabilmente le verrà raccontata.
Il diario di Roberto
Si rivolge a lei direttamente dicendole: “Moltissime cose che capirai leggendo le documentazioni, le email e le lettere non le ho trascritte nei miei commenti perché gli episodi spiacevoli sono talmente tanti che non me la sono sentita di riportarli tutti…”.
Esprime anche la sua delusione nei confronti della figlia della ex moglie e dice ad Asia: “Di tua sorellastra non voglio parlare più di tanto perché mai avrei pensato che una creatura che ho accudito dai 6 anni fino ai dieci con tanta dedizione mi sarei aspettata tanta ingratitudine”.
il Tradimento
In questo diario di fatti accaduti, Roberto parla di un tradimento e del tentativo della moglie di negarlo. Parla pure però della sua incapacità di reagire e della volontà di mettere da parte questo episodio e sposare comunque questa ragazza. Si definisce immaturo e sciocco ma si giustifica poiché dice, all’epoca riponeva in se una incrollabile speranza di felicità…
Il blog per la figlia contiene dettagli sommari sulle crisi del matrimonio e su quello che era stato il nuovo amore della moglie, il nuovo tradimento, con l’avvocato che scrisse la fine di Roberto.
Un titolo premonitore
Nel capitolo intitolato La fine, denuncia il marcio che a suo dire c’è nella magistratura, tra gli psicologi e tra gli avvocati.
Poi accusa tutte le categorie sociali, arrivando a scrivere: “viviamo in un mondo dove è tutto gestito nella stessa maniera, politici, medici, insegnanti e professionisti in generale lavorano senza nessuna capacità, insomma la meritocrazia sta a zero, occupano le loro posizioni solo per raccomandazioni, per scelte di altri che per lo più sono amici o conoscenti”.
Poi conclude questo passaggio con l’esortazione per la figlia a studiare e scappare.
Appare evidente come Roberto in questa fase dell’esposizione dei fatti stava vivendo il pieno sconforto. Aveva perso fiducia in ogni settore delle attività umane. Era un uomo che vive la persecuzione e si sta lasciando andare.
Torna ancora Roberto sulle raccomandazioni alla figlia suggerendole di apprendere tutto con intelligenza. Le racconta che lui non è stato intelligente, le dice che è maturato tardivamente e in coincidenza con la sua nascita.
Non parla però della “perfidia” o della “cattiveria” della madre, come ci aspetterebbe. Augura invece alla figlia di prendere dalla madre proprio l’intelligenza, mentre da lui spera prenda la sensibilità.
Lui non ci sarà e le dà consigli per la vita
Roberto Pauluzzi, si sente poi di dedicare alla figlia, un capitolo ai “Suggerimenti di vita”. In questo scriverà ancora accuse implicite alle istituzioni, alla scuola. Tenta pure di convincere Asia che non serva farsi vaccinare e si dilunga in una disquisizione sugli interessi delle lobbies delle Case farmaceutiche. Le spiega che i politici sono tutti disonesti e non deve ascoltare nessuno se non il volere del popolo. Infine le consiglia di non cercare di cambiare la Costituzione della Repubblica perché “è stata pensata dai nostri avi che erano saggi”, dice testualmente.
Anche in quest’ultima “raccomandazione” si colgono sfumature di annebbiamento, di confusione. Alcuni passaggi sono scritti con ragion d’essere, come consigli che un padre da alla figlia. In certi altri viene travalicato il senso e sembra quasi sia un dialogo intimo con se stesso. Roberto era davvero devastato, chiunque avesse letto i suoi scritti avrebbe dedotto facilmente la sua fragilità. Stava andando verso il punto di non ritorno e forse ne era anche conscio.
Ultimo Atto
Con questo titolo conclude il suo blog. Inizialmente Sfoga la sua rabbia spiegando che se sente di aver subito un torto, reagisce! Si scaglia nuovamente contro la politica, le vaccinazioni le restrizioni sanitarie, che definisce ingiuste. Torna poi sulla giustizia dicendo che lui la chiama “ingiustizia”.
Roberto attacca giudici e periti che descrive come superbi incapaci di analizzare le cose.
Si dichiara vittima di una cospirazione e fa nomi. Se la prende infine con la Cassazione di Roma che secondo lui non ha nemmeno proceduto alla lettura degli atti a causa del Covid.
Alla fine del capitolo c’è scritto in lettere maiuscole: NO, IO NON CI STO!
La maniera per “non starci” Roberto l’ha cercata e trovata nella morte. Visto che in vita non ha avuto ragione dei suoi accusatori ha trovato la maniera per far sentire la sua voce, per lasciarci il dubbio che forse aveva ragione.