Editoriale

Transizione ecologica ma ripartono le trivelle. Il governo di Giano

Si lo so che questo è il governo Draghi e non il governo Giano, ma certe cose mi evocano la metafora di Giano Bifronte, una delle più antiche divinità degli antichi latini e dei romani. Raffigurato con due volti, uno speculare all’altro…

CHE BELLE PAROLE

Si era così tanto parlato di decarbonizzazione (specie ai tempi dell’accordo Arcelor Mittal sull’Ex Ilva) che ci abbiamo creduto tutti.
Oggi poi abbiamo infilato nelle orecchie questo termine davvero cazzuto: Transizione ecologica. Insomma dai, dobbiamo ammetterlo, solo a sentir dire ‘ste due paroline non si riesce a contenere un orgasmo.

C’È CHI DA TEMPO INVOCA IL VERDE

Finalmente le grida d’allarme della piccola Greta sono state ascoltate. (E per favore, nessuno faccia battutacce da caserma del tipo: piccola Greta = Gretina). Altrimenti piglio e vado via.
Anche dalla Sinistra storica c’è da sempre un gran fervore nel supportare la questione ecologica. C’è, vero? Non è che mi confondo?
E poi dal Movimento 5 Stelle arrivano come cannonate le rimostranze contro la disattenzione all’ecologia. Ne sa qualcosa l’allora ministro del Lavoro Luigi Di Maio, a proposito della trattativa Arcelor Mittal.

Io mi ricordo benissimo le sue incazzature sulla decarbonizzazione degli impianti. E pure quelle contro la volontà dell’azienda di sbattere fuori dalle palle 5000 esuberi. (Vuol dire famiglie in mezzo alla strada, ma dire esuberi fa meno impressione).
Di Maio, che è uno che ci crede, per quello sta sulle scatole a parecchi, ha combattuto fianco a fianco con l’ex premier Conte per arrivare alla transizione ecologica. E finalmente col governo Draghi (l’uomo che salvò l’Italia), la Transizione adesso c’è, e c’ha pure un Ministero.

A CHE SERVE L’ECOLOGIA

L’ecologia che ora si sintetizza con: green, manco fosse che si parli di un campo da golf, è quella disciplina delle attività umane che ha il compito di preoccuparsi di rispettare ambiente, animali, acqua, aria, odore di sudore sul bus, calpestamento delle aiuole e un sacco di altre cose di poco conto tipo il petrolio, l’impatto della plastica sull’ambiente, il buco dell’ozono, le piogge acide, lo scioglimento dei ghiacci, la desertificazione, i pesci al mercurio… E basta! mi metto paura da solo.

E’ dall’attenzione all’ecologia che dipende il futuro dell’umanità, ma anche della qualità della vita, nel senso della salute. Sono tante le patologie che gli esseri umani contraggono a causa di una troppo disinvolta politica, che bada più agli interessi che all’aria da respirare. E ci siamo capiti.

IL MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Roberto Cingolani, un ministro tecnico, non proveniente dall’area politica, che presiede questo importante vertice del centro delle decisioni green del futuro, è stato voluto e chiamato da Draghi. Sarà Cingolani cioè che provvederà ad attuare tutte le innovazioni e le riforme in direzione di una svolta green. O almeno dice!

“Con l’approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale di ben 11 nuovi pozzi per idrocarburi (di cui uno anche esplorativo), il ministro Cingolani intraprende un percorso che sembra essere in contraddizione col suo ruolo”. Con queste parole Il coordinatore dei Verdi, Angelo Bonelli, ha sottolineato le decisioni del ministero. Appare in effetti, un passo indietro compiuto in una fase di lancio annunciato e sbandierato, di quell’economia che dovrebbe puntare al green.

CONTRADDIZIONE ECOLOGICA

Il nostro Paese riapre la stagione delle trivelle, e lo fa in un momento in cui è fondamentale operare veramente un cambio di rotta verso la transizione ecologica. Anche grazie ai fondi europei del Next Generation Eu.L’Italia ignora l’impegno preso con l’Europa sulla decarbonizzazione e gli Accordi di Parigi.
Ma non solo, se tanto non bastasse per comprendere l’azione contraddittoria della politica, si deve ricordare che viene rallentato il processo delle autorizzazioni per le rinnovabili. E stiamo parlando del caso di Rimini, dove un impianto di energia eolica da 330 MegaWatt è stato bloccato.

CHI LO VUOLE

Vabbeh, inutile fare i vaghi, la lobby del petrolio in Parlamento è ancora forte, è una deduzione lapalissiana! Ergo, si alle trivelle e no all’eolico. Una controtendenza al pensiero diffuso, o per meglio dire, al pensiero che si vuol diffondere. Ma si sa che la bocca dice una cosa e la mano ne compie un’altra. Tanto il popolo è distratto, c’è la Superlega che fa flop, la pandemia, i ristoratori in piazza, l’auto da portare dal meccanico e il cane da portare a pisciare.

GLI ALTRI FANNO MA NOI PARLIAMO BENE

In Francia e, di recente, anche in Danimarca (uno dei maggiori produttori di petrolio della Ue), si promulgano leggi che fissano un termine al raggiungimento della neutralità climatica (impatto zero) entro il 2050.
Da noi invece continuano gli accordi con i petrolieri. Non è forse così? Altrimenti come si spiega il respingimento da parte dell’Assemblea della Camera dell’emendamento sull’abolizione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030.

IL 2050

L’obiettivo della neutralità climatica da raggiungere entro il 2050 (e parliamo di 30 anni), lo raggiungiamo se teniamo in considerazione il divieto alle trivellazioni in terra e in mare. Le trivelle sono le attività che più mettono a rischio, tra tutte le operazioni per l’utilizzo delle fonti energetiche fossili. Ma come arriviamo al 2050 se investiamo ancora sul fossile e blocchiamo le rinnovabili? Ma si, che mi frega tanto io nel 2050 magari sarò morto, o al più, rincoglionito!

Redazione

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