Inizio questo articolo con questo neologismo, da me coniato, per descrivere quanto sta accadendo dagli “anni dieci” del nuovo millennio:
Iper +Perbenismo + Buonismo. Seguendo una corrente tanto estremistica da rasentare il ridicolo.
Tutto ha avuto inizio in particolare proprio nel 2021, come se i problemi causati dal covid fossero passati in secondo piano. Vittime dell’ignoranza “perbuonista”, grandi classici Disney come Dumbo, Gli Aristogatti, Il Libro della Giungla e Peter Pan. Cartoni di animazione intramontabili, che hanno segnato l’infanzia di più generazioni, prima che arrivasse il Politicamente corretto a stroncarne la carriera.
Secondo i detrattori, questi film animati denigrano popolazioni o culture, rappresentando con ironia o stereotipi, persone o razze o situazioni. Ad esempio negli Aristogatti, il micio siamese Shun Gon, rappresentato con i denti sporgenti e gli occhi a mandorla, sarebbe la caricatura offensiva degli asiatici. Peter Pan avrebbe offeso i nativi americani, che nel cartone vengono chiamati “indiani” o “pellerossa”. Dumbo, il dolce elefantino dalle grandi orecchie, sarebbe accusato di razzismo, nei confronti degli schiavi afroamericani, quando ride alla rappresentazione dei corvi neri.
Ultima vittima, e non ultima, il povero principe di Biancaneve, accusato di aver dato un bacio non consensuale alla donna avvelenata. Un caso che porterà certamente sul banco degli imputati anche il principe della Bella Addormentata, La Bestia che sequestra La Bella nel suo castello e così via, fino all’ennesima follia del buonismo più scriteriato.
Magari il prossimo con cui se la prenderanno potrà essere il povero Geppetto, colpevole di aver fatto un figlio con una sega. Patriarcale, maschilista, al punto di essere tanto egoista dal mettere al mondo una creatura senza l’aiuto di una donna. Accuseranno di machismo il principe che costrinse la principessa a “sentire un pisello duro” sotto venti materassi!
Basti pensare all’ostracizzazione di grandi classici come Via col Vento, oppure le quote multietniche obbligatorie nei cast dei film, l’insistenza nel proporre personaggi di colore laddove non c’entrino nulla. Ad esempio La nuova serie tv sul ladro gentiluomo Lupin, ambientata ai nostri giorni, sarà interpretata dal francese (di origine africana) Omar Sy. Non sarebbe meglio e non darebbe più soddisfazione, invece, promuovere la cultura africana con la trasposizione sul grande schermo delle leggende tramandate attraverso la tradizione orale?
Una corrente che non si comprende bene quale intento abbia, se non scadere nel ridicolo e gettare nel vento mezzo secolo di lotte seriamente combattute a favore dell’eguaglianza, dell’integrazione e del diritto sociale. Probabilmente gli stessi Muhammad Alì, Nelson Mandela o Mark Twain si rivolterebbero nella tomba, di fronte a questo tipo di “lotta al razzismo”.
L’unico vero rischio è che più aumenta questo senso di discriminazione sociale, più venga emarginata la figura “dell’uomo caucasico, maschio e patriarcale”, formando di fatto una nuova minoranza sottoposta ad un razzismo inverso. La povera Biancaneve resterà sola, a piangersi addosso, perché nessuno la corteggerà più, per paura di beccarsi una denuncia per molestie o“catcalling”. E si arriverà persino a togliere la libertà di pensiero, tanto decantata nell’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
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