Politica

Il ministro Cingolani si difende: non ho autorizzato io le trivelle

Ci ha messo un po’ a dare risposte a quanti avevano espresso perplessità circa la ripresa dell’azione delle trivelle sul territorio.
Forti della consapevolezza di un Paese che guarda alla Transizione ecologica, in molti si era detti per lo meno perplessi (e contrariati) dalle decisioni dell’uomo che siede più in altro al ministero. Colui che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) occuparsi del passaggio all’economia verde.

Transizione o no?

Il governo Draghi in effetti, fautore della nuova politica green, già avviata dal precedente governo Conte, è parso invece ancora piuttosto ancorato agli obiettivi dei petrolieri. L’abbandono del “fossile” per il perseguimento delle “emissioni a impatto zero“, prevede appunto l’abbandono graduale di tutto ciò che ha contribuito ad inquinare il pianeta fino al limite al quale siamo arrivati.

Il responsabile

Roberto Cingolani, circa un mese fa, si era trovato al centro dell’attenzione per la “questione trivelle” e, tra gli altri, venne accusato apertamente dal coordinatore dei Verdi, Angelo Bonelli. “Con l’approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale di ben 11 nuovi pozzi per idrocarburi (di cui uno anche esplorativo), il ministro Cingolani intraprende un percorso che sembra essere in contraddizione col suo ruolo”, aveva detto Bonelli.

Accuse dei media e degli esponenti politici

Molti esponenti del mondo politico e dell’informazione avevano chiesto delucidazioni al ministro tecnico del governo. Anche il blog Liberenotizie, con un articolo d’accusa ospitato su Informareh24.it, si era occupato della evidente contraddizione tra ruolo istituzionale e dispositivo ministeriale.

Capro espiatorio

Oggi Cingolani a Progress su Sky Tg24, fa sentire finalmente la sua voce e dichiara: “Quelle trivelle erano già lì. C’erano delle autorizzazioni, delle valutazioni di impatto ambientale per riprendere le operazioni delle trivelle”.
Spiega di averle trovate, e che erano state completate tempo prima.
Precisa poi il ministro che se l’atto amministrativo è “finito”, lui è obbligato a “mandarlo avanti”. “Non posso fare una operazione scorretta – spiega Cingolani – ne abbiamo semplicemente preso atto”.
Poi conclude dicendo che non c’è nessuna trivella nuova. E ribadisce che non è stato lui ad autorizzarle.

Una spiegazione che si limita alla formalità degli atti. Un intervento essenziale, quasi laconico, una sorta di atto dovuto al quale si è dovuto forzatamente ottemperare. Almeno questa è l’impressione che molti dicono di aver ricevuto.

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Redazione

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