Sono al vaglio della Polizia Postale le chat Telegram dai contenuti No-Green pass, o contrarie ai vaccini. Questi gruppi sono ritenuti dai media, delle basi operative per l’organizzazione di proteste e manifestazioni di diversa gravità. Anche se questa teoria appare piuttosto controversa.
La Polizia Postale
Nunzia Ciardi, direttrice della Polizia Postale ha fatto sapere che le indagini in corso sono tese all’identificazione dei responsabili da segnalare all’Autorità Giudiziaria. Il principale reato ipotizzato che si andrebbe a configurare è quello di istigazione a delinquere con finalità terroristiche, aggravato dall’utilizzo di mezzi informatici. I reati sono però diversi e i responsabili potrebbero risponderne a vario titolo.
Intanto la procura di Torino ha aperto un fascicolo proprio in merito all’indagine in corso.
L’azione di contrasto
L’attività di polizia è di monitorare i contenuti di queste chat allo scopo di individuare gli autori di minacce e di contrastare la diffusione dei contatti di coloro che sono presi di mira da questi gruppi. Ultimamente infatti sono stati vittime di attacchi e minacce personaggi noti del mondo della medicina e dell’informazione, ma anche volti noti di settori diversi.
Il garante della privacy
In un comunicato pubblicato recentemente dal Garante della Privacy, viene ribadito che la diffusione senza consenso di dati personali costituisce una “violazione della vita privata degli individui”. L’azione si configura come un atto illecito che può determinare anche l’applicazione di pesanti sanzioni.
Lo Stato
Luciana Lamorgese, ministra dell’Interno, ha annunciato un “giro di vite” nei confronti di coloro che attuano attività anti Green pass. Il Viminale sta lavorando a specifiche misure di rafforzamento della tutela delle persone esposte a rischio di attacco e di manifestazioni d’odio.
Non si deve fare di tutta l’erba un fascio
Come fanno notare alcuni, sebbene sia giusto che lo Stato e le Forze dell’ordine intervengano contro episodi estremi, minacce e attacchi violenti, si deve usare il giusto equilibrio. La tensione ingenerata rischierebbe altrimenti di identificare come soggetto pericoloso chiunque si dica contrario al passaporto verde. Deve restare libera la possibilità di espressione del proprio dissenso, senza che questo conferisca la patente di terrorista.