Chi scrive oggi, non lo fa da giornalista, ma da utente del servizio sanitario. Lo fa da persona arrabbiata, portavoce di migliaia, milioni di persone, esasperate.
Esasperazione per una situazione che ha messo in ginocchio il sistema sanitario già prostrato dalla disorganizzazione politica.
Scrive una persona che dalla provincia di Frosinone, ha dovuto chiamare più volte per riuscire a prenotare una visita, che poi si è tenuta in un lasso di tempo lungo rispetto alle aspettative.
Una persona che oggi, 20 settembre 2021, dalla provincia di Frosinone è dovuta arrivare fino all’ ospedale dei Castelli Romani per una semplice visita dermatologica.
Premesso che l’orario della visita era per le 9:15, sono giunto alle 8.50 con Ben 25 minuti di anticipo per recarmi al CUP, un quarto d’ora prima come solitamente consigliato.
Mai e poi mai mi sarei aspettato di vedere in un ospedale così moderno, operativo dal dicembre 2018, un simile girone dell’inferno.
Le persone stipate, ammassate in una fila disordinata e autogestita fuori dal CUP. Indifferentemente dalle condizioni meteo. Costretti a rimanere fuori e a spartirsi il diritto di accesso, tra le visite, il ritiro dei referti e il diritto prioritario per donne incinte o persone disabili.
Le persone devono munirsi del numeretto all’ingresso, ma non vengono chiamati i numeri, quindi c’è anche chi cerca di fare il furbo e passare avanti.
All’ingresso soltanto un vigilante a regolare il flusso. Nessun controllo sulle persone in fila, per determinare se tra esse ci fossero persone positive al covid, persone vaccinate oppure no. La temperatura viene misurata soltanto una volta dentro.
Ben 45 minuti di attesa. Una volta entrato mi è stato fatto firmare un modulo di autocertificazione sul possesso del Green Pass. Un foglio facilmente falsificabile da chiunque, che permette l’accesso in ospedale senza tampone anche ai non vaccinati.
Una volta all’interno, una volta compilato il modulo, ero convinto di poter andare a fare la visita. Ma invece mi è toccata una nuova attesa che è perdurata fino alle 10. Infatti, ho dovuto fare una nuova fila alle casse, stavolta regolamentata dal tabellone elettronico.
Alla fine, sono riuscito a fare la mia visita che è durata in tutto 5 minuti. Con oltre un’ora e dieci di attesa, soltanto per avere accesso agli ambulatori.
Io mi chiedo come sia possibile, ormai a quasi 2 anni dalla pandemia essere ancora così disorganizzati. Mettere in condizione gli utenti di doversi prendere un’intera mattinata libera dal lavoro se non addirittura tutta la giornata.
Sarà ora che ai vertici cada qualche testa?
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