La “regola” che abolisce la presenza di padrini e madrine per i battesimi o per le cresime, è scaturita dalla decisione sviluppata nei mesi scorsi dall’arcivescovo Salvatore Gristina. Ha carattere di temporaneità, è una misura sperimentale, che nasce dalla constatazione che il ruolo del padrino abbia subito distorsioni dall’originale dimensione religiosa. Un ruolo che il più delle volte assolve ad una sorta di “adempimento formale o di consuetudine sociale”, lasciando poco alla fede.
La disposizione voluta dall’arcivescovo di Catania è partita nel fine settimana del 16-17 ottobre e avrà una durata di tre anni.
Spiega l’arcivescovo che il padrino e la madrina hanno l’onere di accompagnare nel percorso della fede il battezzando o il cresimando. Sono figure che posseggono una forte condizione di credenti. Si tratta di una vera funzione ecclesiale.
L’arcivescovo Gristina punta il dito sul fatto che l’ufficio del padrino, troppo spesso originato da famiglie dalla condizione complessa e irregolare, incentra il suo ruolo sull’affiliazione in ambienti mafiosi. Diventa così un’occasione per la creazione di legami delle famiglie ai potentati locali.
La Chiesa siciliana da anni attua iniziative contro la mafia, specialmente dopo il monito di Giovanni Paolo II ad Agrigento.
Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e vicepresidente nazionale della Cei, dopo il suo insediamento dispose il divieto di celebrare i funerali per i boss mafiosi che non avevano mostrato segni di pentimento.
La decisione dell’abolizione dei padrini sta comunque interessando altre realtà della Chiesa siciliana. Anche Mazara del Vallo, ad esempio, adotterà dal prossimo gennaio la medesima decisione.
La posizione dell’arcivescovo Gristina, presidente della Conferenza episcopale siciliana, trova condivisione sul territorio da parte di molti esponenti del mondo ecclesiastico.
La disposizione piuttosto forte, sta avendo eco internazionale. Se n’è occupato anche il New York Times, il quale ricorda che nel 2014 analoga decisione fu proposta dall’allora vescovo di Reggio Calabria, Giuseppe Fioroni Morosini. Chiese al Vaticano la sospensione dei padrini ai sacramenti, al fine di contrastare i legami mafiosi con la ‘ndrangheta. Gli rispose l’allora Sostituto della Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu, che era necessario prima l’accordo di tutti i vescovi calabresi. Così la decisione fu archiviata.
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