Il 30 ottobre si festeggia a Piglio la Madonna delle Rose.
Purtroppo da due anni i festeggiamenti sono ridotti e sono state annullate le tre processioni: quella notturna che parte dal Santuario ed arriva alla Collegiata Santa Maria Assunta; quella diurna del lunedì dopo la Pentecoste che si snoda per le vie del centro storico e quella del 30 ottobre quando la sacra statua lignea della Madonna delle Rose lascia la Collegiata per far ritorno al Santuario a Lei dedicato.
Secondo la tradizione il miracolo delle lacrime dell’immagine della Madre di Dio ha avuto luogo il 30 Ottobre 1656, in una cappellina fuori le mura di Piglio, dove successivamente è sorto il Santuario mariano come ringraziamento per la “salvezza del popolo pigliese” dalla peste che aveva contagiato su 1550 abitanti ben 720 persone, poi decedute.
In un documento rinvenuto dal prof. Stefano Parenti nell’archivio Colonna di Roma (busta Piglio III- “Le corrispondenze dal 1560 al 1730), riguardanti l’epidemia di peste), in merito all’evento miracoloso avvenuto il 30 Ottobre 1656, l’arciprete del Piglio Domenico Janardi in data 1° Novembre 1656 così scrive al Principe Colonna:
“Em.mo et Rev.mo Sig.re P.one Col.mo, Mi trovo come Navicella in mezzo al mare senza guida smarrita nel più profondo fondo di travagli et disgusti, se bene ho pigliato fin animo coraggioso, dubito di restar privo di tutte le mie pecorelle datemi in custodia da V.E., et in tanto poco tempo diventar Pastore senza gregge avendo fatte tante fatiche in radunarlo a Dio, con far continuamente orazione, Processioni, Rosari, che questo Popolo s’avesse mantenuto in Pace et tranquilla quiete, et hora mi vedo come Marinaio restar senza Barca, et Pastor senza gregge, con pericolo grande di restar privo anch’io della Vita.
Ritrovandomi solo in continue fatiche, non solo nella Terra ma anche nella Campagna per non perdere le povere anime, devo per scarico della mia Coscienza avvisar V.E., ma prima col darli buona nuova che ho tanto esclamato a questo Popolo una Mutazione della Vita, lasciar vizi, in particolare tanti latrocini et che sarebbe stato mai liberato da tal flagello di Dio perché li Peccati nostri meritano di peggio.
E’ apparsa la Madre Sant.ma in una conetta fuor delle Mura che questo popolo si commosse tanto da non credere et ivi con strilli et scalzi tutti, con gridi che arrivavano fino in Cielo.
Unitamente con il Sig. Governatore trovammo alcuni segni et con domandar Misericordia, le Donne si cavarono gli Anelli dalle dita, che mi furono consegnati subito in numero trenta quattro, et Denari scuti trenta.
la Biancheria non c’è numero ancora et di qualche considerazione.
E.mo Sig. Mio, il flagello è troppo grande, Meritiamo peggio, si spera dalla misericordia di Dio qualche grazia; non mi dispiace di Morire perché son certo ma vorrei rassegnarli tutti a Dio e non perderli.
Li mando la nota di tutti i morti, e quelli con il segno della Croce non si sono confessati, con tutto che sia andato tre volte a far l’istanza, non me ne meraviglio perché tale vita, finis vita del resto tutti stati rassegnati a Dio come meglio ho potuto che non venuto laborem non mi dispiace altro che quando vado alla Campagna non ci è aiuto ne dei frati e ne dai preti che tutti son serrati e stanno da lontano it nomen D.ni Benedictum e quel che peggio mi trovo senza rimedio alcuno, altro la mia fede nella speranza di Dio.
Intanto prego Dio della sua Santa Benedizione et prego Dio per questo Popolo, et con le lagrime agli ochi lascio la penna, et gli fo profonda riverenza. Dal Piglio il p° di 9.bre 1656 D.V.E, Obb.mo Ser,re Vero Dom.co Janardi Arcip.te del Piglio”.
Giorgio Alessandro Pacetti
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