Arcinazzo Romano. Da un po’ di tempo sto seguendo le tracce di Marciana, sorella dell’imperatore Traiano.
Per la precisione una sua rappresentazione, una magnifica testa di marmo, acquisita nel 1916 dal Museum of Fine Arts di Boston. Reperto che secondo le informazioni fornite sul loro catalogo proverrebbe da Subiaco.
È eloquente invece che il reperto provenga al 99% dalla Villa di Traiano agli Altipiani di Arcinazzo. Questo è presumibile perché i primi scavi conosciuti del sito archeologico furono effettuati nel ‘700. Molti dei marmi asportati furono portati nei paesi vicini, tra cui anche Subiaco. La stessa concattedrale di Sant’Andrea detiene marmi provenienti dalla Villa Romana.
Due anni e mezzo fa segnalavo il reperto alla sovrintendenza attraverso Zaccaria Mari, che a sua volta riportava ai Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale la mia segnalazione.
Da allora il silenzio. Ecco quindi che di mia iniziativa ho scritto al museo di Boston richiedendo prove documentali del lecito acquisto del reperto.
Il collezionista anonimo
Dopo qualche giorno è arrivata la risposta di una referente, che dice “Posso confermare che il MFA acquistò Marciana (?) (n. di adesione 16.286) da Hubert William Gallandt (n. 1899 – m. 1928) di New York nel 1916. Fu offerta per la prima volta al Museo nel 1915. All’epoca, si dice che la testa sia stata trovata a Subiaco, non abbiamo ulteriori dettagli né una data in cui si dice sia stata ritrovata. Gallandt vendeva la testa per conto di un anonimo collezionista privato.”
Secondo quanto affermato dal museo di Boston, non solo non avrebbero prova che il reperto non provenga da un possesso illecito, ma addirittura neanche sarebbero a conoscenza del reale proprietario. Sappiamo soltanto che il pezzo è stato venduto per conto terzi dal signor Gallandt.
Ora, se il povero Gallandt fosse ancora vivo, mi precipiterei a chiedergli di fornire le prove che mi servono per dormire sonni tranquilli, mettermi l’anima in pace, che il reperto sia stato regolarmente venduto. Ma dopo oltre cento anni, dubito anche che Gallandt abbia lasciato prove documentali sulla effettiva provenienza del reperto. Rimane solo la testimonianza di quanto egli aveva riferito al museo al momento della vendita, che gli fruttò 1000,00 dollari (un bel gruzzoletto all’epoca).
La richiesta bonaria
Essendo trascorso un ragionevole lasso di tempo, ho personalmente rifatto un esposto ai Carabinieri del comando di Affile, mettendoli al corrente della vicenda.
Ho anche replicato al museo, invitandoli a restituire il reperto all’antiquarium di Arcinazzo Romano. Dal momento che non hanno prove sulla provenienza lecita del reperto, sanno benissimo che andrebbero incontro a un dispendioso procedurale, dove alla fine probabilmente si troverebbero costretti alla restituzione.
Auspico di ricevere al più presto una risposta positiva, e chissà che la nostra Marciana non possa tornare al più presto a casa …
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