Dopo che il parroco don Raffaele ha riconsegnato le chiavi del sacro edificio sarebbe opportuno che la civica amministrazione pensasse ora alla successiva manutenzione visto che per il recupero del Santuario sono state impegnate considerevoli somme.
Negli anni ’60 il Santuario aveva perso progressivamente la sua importanza a causa della disaffezione del clero e dei fedeli, tanto da diventare un ricovero per maiali e capre, un luogo di cui ognuno faceva uso a suo piacimento.
Dopo l’intervento di Carlo Picone, che mandò le immagini televisive del Santuario su RAI Due, nella rubrica “C’è da salvare”, andata in onda il 5 Maggio del 1985, alle ore 13,30, il Ministero dei Beni Culturali, prese l’iniziativa e tramite la Soprintendenza ai Beni Monumentali ed Architettonici del Lazio, diede inizio allo studio del progetto di recupero e varò una proposta di finanziamento delle opere, insieme alla Civica Amministrazione, chiedendo i contributi necessari alla Cassa Depositi e Prestiti e alla Regione Lazio.
Nel 2007 il Comune di Piglio, con una convenzione, aveva concesso in uso gratuito all’ente ecclesiastico, nella persona del Vescovo diocesano, tutti gli edifici di culto ricadenti nel territorio di Piglio compreso il Santuario della Madonna del Monte con tutte le loro pertinenze, sia alla custodia degli edifici sacri e sia all’esercizio del culto per svolgere le loro attività istituzionali secondo le norme del diritto canonico, con l’impegno ad assicurare l’apertura degli edifici per le visite turistiche almeno due ore al giorno, provvedendo alle spese di culto, per la manutenzione ordinaria, per la custodia e per le utenze mentre la civica amministrazione proprietaria degli immobili doveva provvedere alle spese della manutenzione straordinaria segnalate tempestivamente dalla Parrocchia al Comune.
Il parroco don Raffaele visto che il Santuario ha bisogno di lavori straordinari ha ritenuto opportuno riconsegnare le chiavi alla civica amministrazione dopo un anno di mancata attività anche a causa della sconnessa strada comunale di accesso che dalla località Inzuglio conduce al sacro edificio che è anche meta degli escursionisti, amanti della montagna, in quanto facente parte integrante del sentiero Europeo E1.
Visto che l’edificio di culto, ai sensi dell’art. 831 c.c., non può essere destinato nemmeno parzialmente per attività diverse sarebbe opportuno affidare il Santuario ad un eremita.
L’eremita dovrà vivere di elemosina, nessuna retribuzione, non avrà il riscaldamento, né l’acqua potabile, e né tanto meno l’elettricità e la connessione internet, dovrà, invece, prendersi cura del Santuario della Madonna del Monte e tra i suoi compiti è quello di accogliere i pellegrini e gli escursionisti amanti della montagna, che durante i mesi estivi visitano il santuario del XIV secolo.
Il Santuario sito tra Piglio e gli Altipiani di Arcinazzo comprendente chiesa ed antico romitorio, era uno dei luoghi più suggestivi dell’intera Ciociaria e costituiva senza dubbio una tappa importante per i pellegrini diretti a Subiaco e al più celebre Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra. Fonti posteriori ci parlano infatti di un luogo di ristoro presente nei paraggi.
Gli Statuti della Terra di Piglio del 1479 iniziano con l’invocazione: “In Dei nomine, et Virginis Mariae de Monte, quae nos custodiat semper, amen”.
Negli atti della visita pastorale di Mons. Filippini Tenderini del 1768 troviamo la narrazione della costruzione della chiesa della Madonna del Monte, realizzata con le elemosine dei devoti del Piglio, che si fa risalire a partire dall’anno 1756.
Nella visita del Vescovo di Anagni Mons. Cirillo Antonimi alla chiesa della Madonna del Monte in data 14 aprile 1779, fu stabilito che nuovo amministratore della chiesa dovesse essere il notaio Carlo Locci.
L’incarico fu da lui svolto fino all’anno 1802.
In un inventario delle prebende delle chiese parrocchiali di S. Maria e S. Lucia, a proposito della Madonna del Monte, troviamo delle notizie redatte intorno al 1820.
Vi leggiamo che i “Signori Canonici l’Officiano nella sua Festa nella Domenica Ottava dall’Ascensione; e si mantiene colle sue entrate; e la custodia di un Romito, che abita nel suo Romitorio unito; ma questo si mantiene “piis elemosinis”.
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Giorgio Alessandro Pacetti
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