Il Comitato Residenti Colleferro fa il punto sulla questione della discarica. Vediamo passo passo tutti gli elementi importanti che stanno contraddistinguendo la vicenda.
Oggi 26 novembre 2021 si tiene una audizione congiunta della X Commissione regionale Rifiuti. La seduta è presieduta da Marco Cacciatore, con la VII Commissione Sanità, in discussione: “Morbilità e mortalità delle persone che vivono vicino alle discariche di rifiuti urbani: uno studio di gruppo su multisito”.
La partecipazione del CRC è dovuta al fatto che la discarica di Colleferro è re-inserita nel programma, ma anche a causa alle continue denunce per l’impatto sulla salute e sull’ecosistema.
Il CRC lamenta che sulla discarica di Colleferro, siano quasi assenti trasparenza istituzionale e informazione pubblica.
Nella nota si legge: “Il 15 gennaio 2020 siamo stati tutti favorevoli alla sospensione dei conferimenti. Riteniamo tuttavia che la presunta chiusura definitiva, (mai approvata dalla Regione Lazio), sia conseguente all’evitabile spostamento dei tralicci. E conseguente dell’abbancamento di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti, oltre alla scadenza del contratto tra il gestore, Lazio Ambiente Spa, e il Comune di Colleferro”.
Dopo circa 2 anni permane un altissimo livello di pericolosità da inquinamento ambientale per la mancata attuazione del piano di gestione post-operativa (e il piano di monitoraggio e controllo), obbligatorio per legge. Doveva essere avviato al massimo entro 6 mesi dal blocco dei conferimenti (giugno 2020).
Parallelamente alla sospensione, la Regione ipotizzò una soluzione diversa dalla gestione post-operativa. Non si sarebbe andati verso la chiusura definitiva della discarica, ma al suo riempimento con la FOS (frazione organica stabilizzata, ossia “rifiuto speciale” proveniente dalla lavorazione di altro rifiuto).
Secondo la legge, una discarica è chiusa solo dopo una specifica procedura amministrativa di alcuni accertamenti. Più precisamente: 1- L’esaurimento delle volumetrie con atto regionale.
2- L’esistenza di problematiche sanitarie e di sicurezza con provvedimento del Sindaco.
3- La conformità della morfologia della discarica e, in particolare, la capacità di allontanamento delle acque meteoriche.
4- L’ispezione finale del sito da parte della Regione e la valutazione di tutte le relazioni presentate dal gestore, al quale viene comunicata l’approvazione della chiusura.
Appare quindi evidente, sottolinea il CRC, che non c’è una chiusura definitiva.
Risulta iscritta nel nuovo Piano rifiuti della Regione Lazio la realizzazione a Colleferro di “un innovativo compound industriale, dove verranno trattati i rifiuti indifferenziati con processi di lavorazione a freddo. E dove avverrà il recupero di materie prime, senza alcun impatto ambientale.
Lazio Ambiente Spa è incaricata della progettazione. Ad oggi, ancora nulla è dato sapere su questo miracoloso simil TMD di ultima generazione, in particolare sulla sua ubicazione, aspetto su cui il Sindaco Sanna ha contributo notevolmente a far salire la tensione.
E’ plausibile l’ipotesi che debba sorgere nei pressi della discarica. E avrà bisogno di un impianto di servizio per smaltire quel dichiarato “solo” 10% di indifferenziato. La normativa consentirebbe di continuare ad abbancare questo scarto in discarica, poiché con l’apporto del “solo” 10% l’impianto non viene qualificato come “attivo”, spiega la nota del CRC.
Inoltre il compound industriale, necessita anche di un mega-impianto a biogas (frazione liquida/umida).
Se l’obiettivo fosse questo, troverebbe giustificazione l’assenza e il ritardo di un vero e proprio piano di gestione post-operativa, che porterebbe alla definitiva chiusura della discarica, conclude il Comitato Residenti di Colleferro.
La Regione Lazio, ha anticipato che avrebbe elaborato il piano di gestione post-operativa della discarica insieme all’Università La Sapienza di Roma. Affinché si arrivi ad un progetto per l’utilizzo di terreno vegetale e FOS per la messa in sicurezza geotecnica dell’area della discarica, per colmare gli spazi vuoti. (Disponibilità ancora presente in discarica) e per il capping.
Il piano non è partito e la società regionale ha addossato al Covid il ritardo ed il mancato, milionario, introito in bilancio.
Nel frattempo è stato “concesso” a Vailog per Amazon e Leroy Merlin, a poche decine di metri dalla discarica, di sbancare un’intera collina (terreno che, se avessero voluto, avrebbero potuto utilizzare per chiudere colle Fagiolara).
Ulteriore concessione riguarda le perforazioni/pali e plinti di fondazione in un’area sottoposta a controlli e a tutela delle falde, soggette ad un potenziale peggioramento del livello di inquinamento.
Ad agosto di quest’anno, il collegato alla legge di stabilità approvato dal Consiglio regionale del Lazio ha concesso un contributo di 2.000.000 di euro, questa volta a favore del Comune di Colleferro. Nel 2018 la stessa somma era stata stanziata a beneficio di Lazio Ambiente spa, poi liquidata nel 2019 per il minore importo di circa 1.600.000 euro. Non è dato sapere che titolo siano stati eseguiti questi stanziamenti.
“Sempre nel collegato alla legge di stabilità, la Regione Lazio ha stabilito che la società deve concludere la sua dismissione entro il 31.12.2022”, si legge nel comunicato.
La vita della società continua e Lazio Ambiente spa, nel suo sito, ha pubblicato un atto (Dispositivo Presidente C.d.A. n. 4 del 5/2/2021), dal quale sembrerebbe che il piano di gestione non sia più idoneo. Di conseguenza, la dirigenza ha richiesto uno “studio di fattibilità tecnico ed economico e per la progettazione definitiva, per parte geotecnica, dell’adeguamento morfologico della discarica”. Questo è quantificato in 39.500 euro (importo sottosoglia con affidamento esterno). Siamo punto a capo: si riparte da zero.
Il CRC dice poi di non sapere se lo stanziamento pluriennale di 24 milioni di euro della Regione Lazio nel 2020 a favore di Lazio Ambiente spa per la gestione post-operativa della discarica, sarà effettivamente erogato. La prima trance, precisa la nota, “non ci risulta sia stata liquidata”.
Inoltre il collegato alla legge di stabilità, oltre alla messa in liquidazione della società in forte perdita, ha stabilito la cessione del ramo di azienda relativo alla discarica di Colle Fagiolara ad un nuovo gestore. L’individuazione di questo nuovo gestore dovrebbe essere gestita dal Comune di Colleferro. “E’ una disposizione legittima? Il Comune indirà un bando di gara?”.
Il gestore della discarica è responsabile della gestione post-operativa per 30 anni e comunque almeno fino all’avvenuta “autorizzazione di chiusura”, successiva agli adempimenti del piano post-gestione.
L’attuale gestore, in passivo e in dismissione, ma garantito per responsabilità dalla proprietà regionale, può passare il testimone al Comune di Colleferro? In ragione di quali competenze e fondi disponibili, può subentrare nella ricerca di un nuovo gestore per l’attuazione del piano post-operativo della discarica richiesto e validato dalla stessa Lazio Ambiente spa?
Nel comunicato il Comitato dei Residenti di Colleferro “tira” le conclusioni di questa vicenda che, a loro dire, presenta non pochi punti oscuri. Punti che sono elencati a seguire e che evidenziano, sempre secondo i CRC le mancanze e le incongruenze che contornano la materia.
A) “Rileviamo assenza di trasparenza nella procedura per l’attuazione del piano di post-gestione o di interventi che scongiurino e limitino al massimo il danno ambientale”.
B) “Da quasi 2 anni la discarica non riceve conferimenti, ma non risultano avviate le operazioni di capping o di allontanamento delle acque meteoriche”.
C) “Per la gestione del biogas non abbiamo riscontri sulla ripresa del funzionamento dell’impianto di recupero”.
D) “Non c’è traccia di un progetto che assicuri la stabilità dei pendii e delle scarpate per i contenimenti interni. Resta poi da sapere quando e come si pensa di riempire la buca per eliminare la famosa ‘gobba di cammello’ e chiudere l’impianto”.
E) “La discarica continua ad essere un rilevante pericolo di contaminazione per tutta l’area e per il fiume Sacco”.
“Riteniamo che non essendoci un piano di gestione post-operativo completo di monitoraggio ambientale, possiamo solo essere preoccupati dall’inerzia finora dimostrata”. Inerzia da parte di chi per legge ne ha la responsabilità. Unitamente a chi, istituzionalmente, è preposto alla tutela e salvaguardia dell’ambiente e della salute umana”.
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