Come nella trama di un film di quelli che mostrano la natura umana nascosta negli animali. La natura umana che permette accessi di rabbia e vendetta e che rende lecite le guerre e gli stermini organizzati. Questo è quanto è accaduto in India, dove oltre 250 cuccioli di cani sono stati uccisi dalle scimmie. Il villaggio di Lavool ha assistito sbigottito a qualcosa che in natura non si era mai verificato prima, o per lo meno non per un motivo simile.
Alcuni cani randagi avevano ucciso una scimmietta neonata e la reazione dei primati è sfociata in una vendetta spietata e “organizzata”. Sono molti i video in rete che mostrano la furia delle scimmie. Arrivano in branco a caccia di cuccioli di cane, li catturano e li portano sui tetti o sugli alberi e poi li lasciano cadere dall’alto allo scopo di provocarne la morte.
I cani sono praticamente scomparsi dal villaggio, sono scappati cercando di sottrarre le proprie cucciolate alla violenza delle scimmie.
In un caso però l’esaltazione e la foga delle scimmie ha spostato l’obiettivo su un bambino di 8 anni. Lo hanno aggredito all’uscita di scuola e per sottrarlo alle grinfie degli aggressori, gli abitanti del villaggio hanno lanciato loro delle pietre facendoli fuggire.
Sulla vicenda è intervenuto il Dipartimento Forestale indiano e con l’aiuto della polizia locale è riuscito a catturare la gran parte delle scimmie.
Un episodio isolato forse, ma la presa di coscienza di questi primati e la capacità di coordinare un’azione di attacco distruttivo spinto dalla ragione della vendetta, fa riflettere il mondo scientifico. La domanda ricorrente adesso è quanta distanza c’è ancora tra a scimmia e l’uomo?
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