La storia di M’backé Sarr, 51 anni, è quella che si legge nelle favole fantasy e semmai riuscirà a concretizzarsi è facile intuire che diverrà simbolica. Da bracciante in terra di Puglia, come raccoglitore di pomodori, a candidato alle presidenziali del 2024 in Senegal.
La vita non è stata tutta in discesa, quando è arrivato 20 anni fa si è rimboccato le maniche ed ha fatto tutto quello che gli capitava, è stato anche direttore di un golf club e ora vuole entrare in politica.
L’uomo racconta di aver lavorato per 16 anni in un golf club e di avere fatto altri mestieri, “sono stato operaio generico nelle fabbriche, ho lavorato poi anche in un grande mulino qui a Bergamo. E mi è capitato di fare il custode in un piccolo condominio in città”.
Sarr da più di 10 anni ha un’agenzia interinale in Italia e gestisce un centinaio di persone. Dice di voler dare al Senegal ciò che il Senegal non ha potuto dare a lui: il futuro.
Il suo sogno giovanile era diventare meccanico ma la mancanza di opportunità lo ha spinto a emigrare in Italia. “Sono nato e cresciuto in Senegal, quindi conosco la realtà del Paese. Era molto difficile, ed è ancora più difficile adesso, crescere in Senegal. Manca quasi tutto lì. E lo trovo assurdo perché ci sono risorse umane e materiali, c’è tutto”, spiega Sarr. Poi dice che è qualcosa che ha sempre sentito: “mi sono detto che se un giorno avessi potuto, avrei fatto qualcosa per il mio Paese”.
Ora il candidato presidente cercherà sponsorizzazioni, attiverà raccolte di fondi, metterà in piedi una vera campagna elettorale a cominciare dalla comunità senegalese che in Italia conta 115 mila persone. (Ma i dati non ufficiali indicano un numero molto più ampio).
La sensibilizzazione poi dovrà interessare i connazionali che sono in Francia, Germania, Belgio e quelli oltreoceano. Quindi, la campagna elettorale continuerà in Senegal dove l’obiettivo di M’backé Sarr è di abbattere la corruzione e combattere un sistema che offre ben poche possibilità…
Ammette infine che per arrivare al cambiamento avranno bisogno di Paesi come la Francia, che è stata colonizzatrice in Senegal, e di Paesi come la Germania, l’Italia o gli Stati Uniti. Da soli, dice il candidato, difficilmente riusciranno nel cambiamento.
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