Editoriale

In Ciociaria la chiesa sta pagando la scelta dell’isolamento?

La chiesa sta pagando la scelta dell’isolamento?
Sembra proprio così!
La Ciociaria, una terra ricca di chiese, di santuari e di conventi sta diventando sempre di più povera di religiosi per il crollo delle vocazioni: il numero dei parroci è diminuito sensibilmente negli ultimi venti anni e le previsioni per il futuro non sono rosee.
“Di questo passo, aveva detto Mons. Luigi Belloli, nel 1999, prima di lasciare la diocesi di Anagni-Alatri, la chiesa sarà povera di preti e di frati.
Il bilancio tra preti scomparsi e nuovi sacerdoti rimane fortemente passivo e quello che più preoccupa è l’età media dei nostri parroci, che si aggira oltre i sessant’anni.
Intanto, in attesa che la crisi delle tonache si ridimensioni, la Chiesa chiede aiuto ai laici: catechisti, insegnanti di religione, diaconi, volontari.
Saranno loro, aveva profetizzato Belloli, la nostra speranza per aiutare i preti a gestire contemporaneamente più parrocchie”.
Parole profetiche e sante quelle dette da Mons. Belloli nel 1999!
A Piglio ad esempio è solo don Raffaele Tarice ad amministrare i sacri culti della nostra terra di Piglio nelle due parrocchie di santa Maria Assunta e di San Giovanni coadiuvato da P. Angelo Di Giorgio OFM Conv. .
Solo qualche tempo addietro potevamo vantare uno stuolo di frati e di suore, che nelle nostre contrade sorridevano ai nostri figli: un retaggio antico che questa pia terra ha coltivato e che ha dato sempre buoni frutti spirituali donando alle generazioni quello spirito di fede e di tradizione che è tipico della nostra terra.
Già nel 1656 in una lettera dell’Arciprete Domenico Janardi si lamentava di essere solo, senza l’aiuto di frati e di preti; ma allora a Piglio come nel resto l’Italia la peste mieteva migliaia di vittime e non aveva risparmiato neanche la terra di Piglio.
La colpa era da addebitarsi al morbo.
Oggi a distanza di 366 anni si ripete questa epidemia e don Raffaele Tarice si trova da solo a seguire una comunità di 4500 abitanti e ben 13 processioni previste dal calendario liturgico e festivo ed altrettanti riti religiosi di matrimoni funerali e battesimi per non parlare poi di comunioni e cresime e benedizioni delle case.
Chi ne risentirà di più di questo stato di cose sarà la popolazione, soprattutto quella giovanile.
Non basta l’oratorio dove esiste, le attività delle associazioni e delle confraternite a rivitalizzare un mondo cattolico mai sceso così in basso in fatto di iniziative.
Il nuovo modo di vivere, le tante e complesse problematiche di cui sono caricati i giovani, impongono la presenza costante, giornaliera del sacerdote quale punto di riferimento, sicuro, ancoraggio delle tante attese della gente.
Bene, quindi, ha fatto papa Francesco ad indire il 17 ottobre 2021 il “Cammino Sinodale” ovvero “camminare insieme” ad inviare alle singole diocesi di tutto il mondo un documento preparatorio, accompagnato da un questionario e da un vademecum con le parole-chiave (comunione, partecipazione, missione).
Redazione

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