Era in qualche modo atteso il passo della presidente di FdI. Un segnale in risposta alle tensioni nel centrodestra e con la sua scalata alla posizione di leader della “cordata” con Salvini e Berlusconi. Il messaggio di sfida è implicitamente lanciato proprio alla Lega e a Forza Italia, ma anche a quelle forze politiche in bilico. Giorgia Meloni presenterà in Aula il 28 febbraio la proposta di legge di FdI sul presidenzialismo e, dice lei, “vediamo chi ci sta”.
La prova del nove
La Meloni dice “vedremo chi difende lo status quo e chi vuol fare entrare l’Italia nella terza Repubblica”, aggiungendo che capiremo chi invece “vuol tornare alla prima (Repubblica), magari restaurando un sistema proporzionale”.
Ribadisce poi la coerenza del suo partito e le aspirazioni in vista del voto. Precisa che l’obiettivo è il centrodestra al governo senza che si debba farlo con la sinistra.
Scacco al Re o sacrificare la Regina?
Forse quindi a partire dal prossimo 28 febbraio capiremo quanto incide la politica di FdI in seno alle altre forze politiche. Vedremo se Giorgia Meloni otterrà il consenso o se dovrà rimodulare le proprie ambizioni. Le attese vertono su diversi fattori, su tutti, le crepe ingenerate proprio con l’altro partito forte del centrodestra. Quello appunto di Salvini, che non parrebbe incline a cedere la leadership.
Il principio della “zappa sui piedi”
In fondo lei, le mani avanti le ha già messe, minacciando di correre da sola alle elezioni. Questo si tradurrebbe in una insufficiente sacca di voti, sia per FdI che per gli altri partiti della coalizione. Gli altri ora dovranno fare una scelta difficile (indipendentemente dal progetto di presidenzialismo), consegnare cioè il trono del leader a Meloni o conservare la propria autonomia in seno all’elettorato più moderato. Un accordo post-voto sarà in ogni caso possibile ma a quel punto chi “darà le carte” avrà una posizione preminente sugli altri…
Foto: infosannio.com (elaborazione)