Ignazio Cassis, il presidente della Confederazione, alla Tv pubblica francese, ha dato l’annuncio che anche la Svizzera si allineerà alla “catena” di sanzioni alla Russia, adeguandosi così alla Ue. Cassis ha definito “molto probabile” il fatto che lunedì il Paese congelerà una serie di beni detenuti da cittadini russi.
Una decisione storica
Per far uscire la rigida Svizzera dai suoi canoni di neutralità ci voleva la guerra. Questa è agli occhi di tutti una svolta senza precedenti perché Berna scioglie la sua neutralità verso il conflitto in Ucraina. Inoltre così facendo evita il punto debole di aggirare l’ostacolo con triangolazioni di denaro passanti per il Paese, che avrebbero in parte invalidato la stretta occidentale alla Russia.
Fino a Sabato l’atteggiamento di prudenza aveva indotto la Svizzera alla formulazione di una black list con circa 300 cittadini russi e 4 banche, colpite dal divieto di espletare rapporti di affari. Per cui i milionari russi avrebbero potuto continuare ad operare coi loro conti svizzeri. Il rischio sarebbe però stato per le banche svizzere, di tipo giuridico. Ne avrebbe in ogni caso risentito anche la reputazione se avessero mantenuto inalterato il rapporto e, in ultima analisi, potevano essere considerate fiancheggiatrici del regime di Putin. Un po’ come accadde nella seconda guerra mondiale quando le banche elvetiche continuarono i normali rapporti economici con la Germania hitleriana.
Cassis in merito a questa decisione ha spiegato che la neutralità non può diventare indifferenza. “La Russia ha violato in maniera flagrante il diritto internazionale e la sovranità di un altro Stato”. Le posizioni dei partiti svizzeri erano divergenti. Di fatto, i Verdi pressavano per una politica di rigore, mentre la destra nazionalista, l’Udc, era per la conservazione della neutralità.