Sono migliaia in tutto il mondo impegnati nella campagna per salvare Melissa Lucio, una donna di origini messicane, madre di 14 figli. La sua esecuzione, con un’iniezione letale, è prevista il prossimo 27 aprile. Melissa è detenuta nel carcere di Mountain View a Gatesville, nello Stato del Texas.
E’ giudicata colpevole dell’accusa di aver ucciso la figlia Mariah di due anni. La piccola morì nel 2007 ad Harlingen. La donna aveva raccontato che la bambina era caduta dalle scale e due giorni dopo era morta nel sonno. La tesi dell’accusa è invece che la donna ha picchiato la figlia. Mentre la difesa sostiene che la Procura si sia accanita contro Melissa per la sua condizione di povertà e il suo passato di droga e violenze subite. La donna dopo un interrogatorio durato 5 ore disse: “è probabile che io sia responsabile”. La frase naturalmente può prestarsi a diverse interpretazioni, ma nel processo fu usata (insieme ai lividi sul corpo della bambina) per ottenere la pena massima.
La difesa della Lucio ha spiegato al processo che la figlia aveva un problema di coagulazione, da cui si spiegherebbero gli ematomi, dissero anche che non esisteva alcuna prova di maltrattamenti. I 13 figli della donna inoltre non hanno mai accusato la madre di atti violenti e anzi hanno sostenuto la sua innocenza.
In difesa di Melissa si sono schierati in tanti, tra cui il governo francese, diversi parlamentari democratici del Texas, l’influencer Kim Kardashian, il presentatore John Oliver e diversi rappresentanti delle diverse discipline umane. Nel 2020 la giornalista Sabrina Van Tassel, con un documentario intitolato “El Estado de Texas vs Melissa” evidenziò i punti controversi dell’iter giudiziario.
Foto: texasmonthly.com