Editoriale

La Piccola Mafia, un fenomeno da non sottovalutare. Editoriale

È trascorsa quasi una settimana dall’episodio che mi ha visto protagonista come vittima di un attentato incendiario verso la macchina di proprietà della mia compagna, ma che poteva avere risvolti ben più gravi.

In questi cinque giorni mi sono preso del tempo per riflettere ed elaborare quanto è accaduto.

I sospetti

Innanzitutto ho acquisito una certezza personale su i possibili sospettati del gesto chiaramente intimidatorio.

Sono certo che nelle discussioni che ho avuto, non ho dato modo a nessuno se non a determinati soggetti di arrivare a tanto. Soggetti per altro non nuovi a questo modus operandi, fatto di prevaricazione, prepotenza e atteggiamenti tipici della mafia organizzata.

Quando si parla di mafia però bisogna fare una distinzione. Esiste la mafia come criminalità organizzata, che opera in diversi settori tra estorsione, pizzo, attività illecite oppure attività lecite di copertura.

La Piccola Mafia

E poi esiste quella che io voglio ribattezzare “La Piccola Mafia”. Una mafia che non è necessariamente organizzata in una struttura gerarchica. Ma che può essere composta da più o addirittura un solo individuo, che per proteggere i propri interessi personali si avvalgono di intimidazioni oppure di azioni violente che sfociano in sfregio della legge.

Il mio sospetto è che chi ha voluto colpirmi non lo abbia fatto in prima persona per non esporsi in quanto potrebbe essere soggetto già noto alle forze dell’ordine. Il mio sospetto è che ci sia un mandante ed un esecutore, proprio come nel modus operandi mafioso. Difatti chi ha colpito sapeva quale era la mia abitazione, sapeva molto bene quale era la porta della taverna davanti alla quale avrebbe trovato parcheggiata l’automobile. Altre auto presenti nel piazzale non sono state danneggiate. Chi ha colpito l’automobile della mia compagna credeva di aver colpito la mia che in quel momento era in riparazione. Se l’esecutore materiale fosse stata una persona che mi conosceva bene non avrebbe riconosciuto l’automobile e non l’avrebbe bruciata probabilmente. Magari avrebbe atteso di trovare la mia.

I sopralluoghi ed il messaggio

Inoltre nelle notti precedenti al fatto i miei cani che solitamente sono tranquilli abbaiavano spesso come se ci fosse stato qualcuno che compiesse dei sopralluoghi per studiare le mie abitudini. Per cercare di capire a che ora andassi a dormire, ad esempio.

Il mio sospetto è che chi ha voluto colpirmi, non solo abbia voluto farmi il danno e l’intimidazione, ma anche abbia voluto lanciarmi il messaggio che non ha paura delle conseguenze. “Lo Stato siamo noi”. Chi ha voluto colpirmi sapeva che avrei sospettato di lui/loro.

Forse così pensavano di fermarmi. Ma io sono una canna al vento, mi piego ma non mi spezzo. Adesso sono solo piegato economicamente avendo perso un autovettura che fortunatamente non valeva molto. Ma in verità rinasco più forte di prima deciso ad affrontare questi vermi con tutti i miei mezzi a disposizione: la Legge e la Libertà di Stampa.

Vermi, che voglio sperare abbiano davvero sbagliato l’auto da colpire. Perché se solo vi fosse stata la consapevolezza che l’automobile apparteneva alla mia compagna incinta di 6 mesi è ancora più grave quanto è stato compiuto. Quella notte la mia compagna ha avuto un malore.

La gravità dei fatti

Per quanto mi riguarda, indipendentemente dalle scelte del PM che poi analizzerà la situazione, i reati compiuti ai miei danni sono violazione di domicilio, incendio doloso e danneggiamento aggravato e tentato omicidio. L’autovettura era parcheggiata a meno di due metri dalla palazzina. Se non ci fossimo svegliati i fumi tossici potevano stordirci dal momento che la finestra della camera da letto era aperta. Il fuoco avrebbe potuto prendere il sopravvento sulla palazzina uccidendo noi e forse anche altri condomini presenti con bambini.

Una volta che saranno identificati i responsabili farò la mia ragione di vita farli rinchiudere in galera il più a lungo possibile. Lo stesso Ordine dei Giornalisti ha sollecitato l’organo di protezione dei giornalisti presente al ministero. Potranno passare giorni, mesi, anni, ma prima o poi queste persone saranno catturate.

Mi riesce anche difficile definire “persone”dei codardi che aggrediscono un bene materiale di notte piuttosto che affrontare la persona con cui hanno dell’astio alla luce del giorno. Piccoli parassiti della società, che si atteggiano a capetti di mafia cercando di spaventare i propri compaesani convinti di riuscire a fare altrettanto con una persona che il mondo un po’ l’ha visto.

L’omertà

Soggetti che proprio la comunità dovrebbe isolare, ma che come ho potuto appurare vengono sostenuti da alcuni dei loro fedelissimi. Sono uscite frasi gravissime sui social per esempio. “Se si faceva i fatti propri non gli sarebbe successo nulla”. Oppure frasi simili sussurrate in mezzo alle chiacchiere di paese. Un atteggiamento che nell’ambito mafioso viene definito omertà.

Fortunatamente ovviamente si tratta di alcuni frutti marci che crescono sopra ogni albero. Nel caso degli Altipiani di Arcinazzo sono casi molto limitati. Oltre al compiacimento di alcuni è comunque giunta la solidarietà di altri.

Questi comportamenti di compiacimento verso l’attentato incendiario che poteva distruggere la mia vita e quella di una donna incinta. E l’attentato di per sé. Ricalcano in linea di massima quanto accade nel profondo sud Italia attraverso le azioni criminose di organizzazioni camorristiche e mafiose. Non si può quindi definire una vera e propria mafia non essendoci dietro una organizzazione vera e propria. Tuttavia si può parlare di una “Piccola Mafia”composta da pochi soggetti legati da amicizia o parentela.

Un fenomeno nazionale

Un fenomeno che non è radicato soltanto in questa zona, ma probabilmente in qualsiasi paese o città italiano. Probabilmente non vengono bruciate le auto di giornalisti tutti i giorni. Ma quasi sicuramente vengono compiute azioni di prepotenza e prevaricazione o intimidazione verso il prossimo.

A livello nazionale ad esempio può esserci l’invasione di un terreno privato per far pascolare il proprio bestiame. Ci sono stati casi in cui per essersi lamentati i proprietari dei terreni sono stati minacciati o massacrati. Può esserci una rivalità tra due attività commerciali dello stesso tipo che si fanno dispetti reciproci, come ad esempio scrivere false recensioni oppure fare false segnalazioni per ottenere controlli della Guardia di Finanza.

L’essere umano è litigioso per natura. In particolar modo quando interessi economici sono il fulcro del contendere. Spetta al legislatore intervenire inasprendo le pene per quelle che possono sembrare semplici “minacce da bar” ma che in realtà nascondono dietro un mondo più complesso.

In conclusione

Ciò che invece possono fare coloro che vogliono vivere nella legalità, è di non farsi mai spaventare, nemmeno quando i vermi minacciano i propri cari. I vermi si nutrono di paura. Quando questa viene a mancare, le loro forze cedono. Per quanto mi riguarda potranno morire di fame. Io non li temo. Se vorranno fermarmi dovranno ammazzarmi … ma allora avranno creato un martire.

 

Francesco Digiorgio

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