Roma. Attese lunghissime questo venerdì, che sarebbero però all’ordine del giorno.
Una donna sulla sedia a rotelle da dieci anni si è recata al PS arrivando verso le 13 e alle 15.45 ancora non era stata visitata.
Silvia S. ci ha raccontato di aver fatto presente che da un mese aveva un infezione al piede e di essersi recata nella struttura sanitaria quando ha visto peggiorare le condizioni.
La donna nonostante fosse visibilmente diversamente abile e avesse richiesto una priorità si sarebbe sentita rispondere che avrebbe dovuto attendere le “urgenze”.
Di quali urgenze non è dato saperlo dal momento che da tutto il tempo in cui la donna è rimasta in attesa non è arrivata nessuna ambulanza a sirene spiegate.
Alla fine la donna esasperata avrebbe perso le staffe e vi sarebbe stata una accesa discussione con gli addetti del triage.
Stessa sorte per una donna incinta al settimo mese, che si sarebbe recata per un infezione alla bocca. La purpurea dopo quattro ore di cui due in attesa di essere visitata, si sarebbe sentita rispondere che non vi sono reparti per la cura del suo problema.
Un ospedale che sembrerebbe avere quindi diversi problemi da risolvere, specialmente sulle priorità da assegnare agli utenti più deboli.
Un altro fatto sconcertante, che eventuali accompagnatori devono attendere ore all’esterno con il caldo cocente, nonostante tre o quattro vaccini, il Green Pass e l’uso della mascherina.
Una modalità tutta a vantaggio dell’ospedale per non doversi confrontare anche con gli accompagnatori, facendo leva sull’emergenza del covid. Ma che va a svantaggio degli utenti, soprattutto quelli fragili psicologicamente e che hanno bisogno della presenza di una persona cara che aiuti a trascorrere l’attesa.
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