Cronaca

9 ottobre 1963, 59 anni dal disastro del Vajont

9 ottobre 2022, ricorre oggi il 59esimo anniversario della tragedia del Vajont. Le vittime dell’onda provocata dalla frana del Monte Toc furono ufficialmente 1917, fra cui 487 bambini. Molte salme non furono mai ritrovate e dunque il numero esatto sarebbe superiore.

Alle 22:39 di quel giorno nero si originò l’enorme frana. La massa di roccia si staccò dalle pendici del monte e piombò nel sottostante lago artificiale, sollevando un’onda alta 230 metri. La metà della massa d’acqua riuscì a superare la diga, colpendo la valle e distruggendo sette paesi: Longarone, Pirago, Maè, Rivalta, Villanova, Faè, Codissago e Castellavazzo. La parte restante dell’acqua risalì a valle e colpì oltre ai paesi di Ero e Casso anche un numero elevatissimo di borghi.

Prima che su di loro si abbattesse la tragedia gli abitanti cominciarono a sentire un vento sempre più forte, che spingeva una nuvola di goccioline. Il rumore fu fortissimo, ma ormai era troppo tardi per fuggire. Caddero alberi e gli animali nelle stalle si agitarono. Gli uccelli scomparvero. Alle 22:00 il geometra Giancarlo Rittmeyer chiamò Biadene, a Venezia, per esprimere la sua preoccupazione, visto il cedimento ormai evidente della montagna, ma fu tutto inutile.

Oggi l’Italia ricorda il tragico evento e tutte le sue vittime.

Diga del Vajont, in una rara foto a colori dell’epoca
Le dichiarazioni del presidente Zaia

«L’anniversario che si celebra domani 9 ottobre è una ferita aperta nella carne della nostra terra. Una ferita che ci impedisce di dimenticare quegli uomini e quelle donne che in un attimo persero la vita». Ad affermarlo è Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, in occasione del 59esimo anniversario della tragedia del Vajont.

«Un dramma che si è esteso a tutti coloro che dopo la tragedia sono sopravvissuti nel dolore per la morte dei congiunti, la perdita di affetti e di beni, nell’incomprensione delle dimensioni dell’accaduto e nella difficoltà di portare avanti una legittima richiesta di giustizia. Da quelle migliaia di morti innocenti non smette di arrivarci un monito affinché l’amministrazione pubblica sia buon governo, capacità di creare condizioni di sicurezza per i cittadini e sia sempre strumento in grado di fornire garanzie di giustizia. La data fornisce a noi amministratori pubblici l’occasione per riflettere su quale deve essere l’impegno responsabile verso i cittadini e il territorio. Se oggi l’attenzione verso l’emergenza idrogeologica, la sensibilità per l’ambiente e il mutamento climatico, sono costante motivo di impegno e confronto, lo dobbiamo anche a chi 59 anni fa rimase vittima di un incauto e incosciente sfruttamento delle risorse che si si era sforzato di piegare pericolosamente la natura all’interesse dell’uomo», continua Zaia.

Il presidente della Regione conclude esprimendo «un pensiero al cimitero di Fortogna, il sacrario che raccoglie la memoria delle vittime innocenti. Un abbraccio ideale arrivi anche a tutti i sopravvissuti ancora presenti nella nostra comunità e fuori regione. Nel rispetto della loro sofferenza, della loro infanzia o giovinezza provata da tanta devastazione materiale e interiore, nel cordoglio per i lutti mai rimarginati esprimo la vicinanza del Veneto che partecipa a tanto dolore e non dimentica».

Anche la redazione si stringe ai superstiti, con il pensiero alla memoria delle vittime.

Francesca Ricci

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