Sabaudia. Dietro all’incendio che, nella notte fra il 5 e il 6 gennaio 2022, ha distrutto lo stabilimento balneare Duna 31.5 ci sarebbero motivi economici. I carabinieri hanno arrestato in questi giorni quattro persone, due donne, le presunte mandanti, e due uomini, i presunti esecutori.
I quattro sono stati arrestati al termine di una lunga indagine, durata dieci mesi e condotta dall’Arma di Sabaudia, con il coordinamento del procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e della pm Daria Monsurrò. I provvedimenti hanno condotto due donne agli arresti domiciliari: Mirella D’Indio e Tatiana Rizzi. Le due, madre e figlia originarie di San Felice Circeo, sarebbero le mandanti del rogo.
Secondo la ricostruzione emersa dalle indagini le donne avrebbero pagato circa 500 euro per assoldare gli esecutori: due ragazzi di Sabaudia, Valerio Toselli e Simone Petrucci, rispettivamente di 30 e 32 anni.
Dietro il folle gesto ci sarebbe una ragione economica, la concessione demaniale dello stabilimento distrutto. Le indagate sarebbero state interessate alla concessione, aggiudicata da una società rivale. Sulla questione c’è anche un vecchio contenzioso, passato per Tar e Consiglio di Stato.
La famiglia Rizzi era diventata concessionaria di un’attività di noleggio di attrezzatura balneare in uno stabilimento vicino. L’attività era cessata nel 2018 a causa di alcune irregolarità e violazioni accertate dai carabinieri forestali.
Dopo il rogo i militari, intenti nel sopralluogo, avevano rinvenuto una bottiglia contenente residui di liquido infiammabile.
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