Ogni anno sull’Italia si abbattono esondazioni, frane, smottamenti e alluvioni.
Partiamo da Firenze che venne colpita da una disastrosa alluvione che procurò gravi danni al patrimonio culturale e artistico il 4 novembre 1966, a seguire solo per citare le più importanti, le alluvioni di Rossano, del Veneto, di Genova, di Treviso, di Livorno, di Venezia, le slavine nel Trentino e le valanghe sulle Dolomiti, le frane di Messina e di Massa, il crollo della casa dei gladiatori di Pompei, ne sono una riprova.
Il clima impazzito
La colpa di questi avvenimenti si attribuisce alle piene dei fiumi, alle mareggiate devastanti, alle tempeste di vento, alle bombe d’acqua capaci di riversare sulla stessa zona una quantità impressionante di pioggia come è successo nei giorni scorsi ad Ischia per via dei cambiamenti climatici.
Purtroppo questi eventi vengono puntualmente visti dai servizi televisivi e sono sotto gli occhi di tutti politici compresi.
Ma di fronte a tutto questo il nostro Paese sembra subire questi disastri naturali, senza poter far nulla.
Migliaia di sfollati
L’Italia è fragile lo sanno molto bene i Vigili del Fuoco, i volontari e la Protezione civile che sono sempre i primi ad arrivare sui luoghi disastrati per risolvere poi i problemi, a tragedia avvenuta e, come al solito, sono sempre gli ignari cittadini a pagare gli errori commessi dagli amministratori e da chi è preposto alla sorveglianza del territorio.
Ad ogni tragedia si parla sempre di mettere in sicurezza il territorio, ma poi, passata la bufera tutto passa nel dimenticatoio e non si fa più nulla.
I governi, le amministrazioni, appaiono paralizzate, si cercano le cause dei disastri ambientali, si citano possibili rimedi, si indicano le traiettorie di azione, ma poi si aspetta il bel tempo e la situazione rimane invariata.
E le persone che hanno perduto casa, famigliari, vestiario a causa delle calamità naturali e del dissesto idrogeologico, come sono costretti a vivere?
Giorgio Alessandro Pacetti