Dopo la villa di Nerva ora ne viene alla luce un’altra proprio in questa zona incantevole ed interessante del nord Ciociaria dove la vista spazia per lungo raggio.
Una villa “Patrizia” con resti di pavimenti in mosaico policromo a tesserine in pasta vitrea e costruzioni in “opus latericium” risalente al II° sec. A. C., una statua in pietra, in mezzo a resti umani, finemente lavorata, acefala e mancante del braccio sinistro.
Questi reperti fanno di Piglio un sito importantissimo nell’ambito delle scoperte archeologiche che ci portano agli splendori della Roma Repubblicana.
La Statua genericamente riconducibile al tipo diffusissimo nell’arte romana di statua funeraria femminile, (sorta di divinità protrettrice dell’oltretomba, derivata da prototipi greci, in particolare dal tipo della Pudicizia) è notevole per la finezza dell’esecuzione ed in particolare del delicato panneggio.
Gli Hernici agli albori della storia avevano in queste zone le loro roccaforti e, alla loro disfatta, i Romani abitarono queste terre generose e ricche di sorgenti e di boschi ed in questi luoghi costruirono le loro ville una delle quali sta risorgendo grazie al contributo della civica amministrazione insieme alla Soprintendenza Archeologica del Lazio.
Ci si augura che da più accurati rilevamenti si possa portare alla luce quanto di più bello il mondo dei Romani ci può regalare.
Sicuramente, in tempi remoti, da queste parti scorrevano calde acque curative dalle quali i nostri padri traevano benefici.
Ma dove sono andate a finire queste sorgenti?
Si sa che la terra ha i suoi sconvolgimenti e là dove scorreva un fiume oggi è solo sabbia e là dove erano i boschi ora esiste un deserto, ma qui a Piglio il paesaggio si è conservato nella sua bellezza: sicuramente qualche agricoltore ignaro trae dal suo pozzo rurale dell’acqua termale.
Questo ancora non c’è dato di capirlo; ma si parte spesso da questi piccoli indizi per arrivare a delle grandissime scoperte.
Giorgio Alessandro Pacetti
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