Dopo le recentissime “rivelazioni”, tra l’ altro di discutibile provenienza, in merito ai “misteri del Vaticano” è tornato di attualità un argomento che “pretenderebbe” di colpire la Chiesa di Roma scuotendola nel fondamentale. Karol Wojtyla, o meglio San Giovanni Paolo II, è stato accusato proditoriamente, ed in modo infame, di pedofilia ragione per cui le mai sopite tendenze, che risalgono se non alla notte dei tempi almeno all’ epoca dell’ indimenticato vescovo – esorcista Emmanuel Milingo, hanno ripreso vigore anche se non se ne parla già più.
L’ argomento è “ostico” per un’ opinione pubblica ancora salda su certi principi tuttavia qualcuno vorrebbe ricominciare riprendendo quella risoluzione definitiva che fu fortemente avanzata qualche decina di anni or sono. Detta risoluzione sarebbe e consisterebbe nell’ abolizione del celibato ecclesiastico quale unico reo di tanti degradanti episodi. Può essere vero questo? Come si fa a pensare che solamente autorizzando i preti a sposarsi si possa risolvere il problema?
Quanti sono i laici, regolarmente e felicemente sposati e magari risposati ancora più felicemente, che non frequentino assiduamente le prostitute o coltivino una relazione extraconiugale, quanti quelli che non insidino dipendenti e collaboratrici oppure, protetti da omertà e silenzio, normalmente non discendano ai più infimi livelli della perversione sessuale? Per non parlare delle infinite forme di depravazione insite nella natura umana concupiscente e corrotta l’ omosessualità praticata e la pedofilia, che un tempo chiamavasi pederastia, sono diffusissime tra coloro che non hanno impedimento alcuno ad una vita sessuale normale e non solamente tra i religiosi.
La “proibizione” ha origini lontane. La prima legge che si conosca sulla continenza assoluta risale al Concilio di Elvira (Granada) tenutosi attorno al 300 d. C. Il Concilio Lateranense I (1123) la riprese ed il Lateranense II (1139) la confermò finchè, nel 1180 Papa Alessandro III non la approvò ex cathedra. Da allora, salvo il caso di Pio IV che, pressato dall’ autorità politica del tempo, pensò seriamente ad una momentanea dispensa dal celibato non si hanno notizie di ulteriori ripensamenti. E sì che di bufere la Chiesa “continente” ne ha passate! Basti l’ esempio dell’ agostiniano Lutero che non misconobbe affatto, almeno per sè, “il dilaniante morso dell’ indomita carne”.
E’ verissimo che Gesù mai proibì il matrimonio anzi, a Cana, lo rivalutò e lo elevò alla dignità di Sacramento così come è vero che in nessun modo impose il celibato. Tuttavia è pure certo che, nella Sua santa umanità, il Signore non si sposò mai bensì elogiò lo stato di continenza assoluta e lo definì “migliore” di quello matrimoniale chiamando privilegiati, “a chi è dato di intendere, intenda” quanti “si fanno eunuchi per il regno dei Cieli” (Mt 19, 12-13). S. Paolo (I Cor 7, 32-35) munifica il sacro celibato e lo spiega anche se, altrove, ammette: “meglio sposarsi che ardere”. San Pietro era certamente sposato (Mc 1, 30-31) ma abbandonò la vita famigliare. Degli altri apostoli non si sa con certezza se ce ne fossero di ammogliati anche se non sembrerebbe. Certo è che Giovanni godeva della predilezione del Signore proprio per la sua purezza. A lui Gesù affidò Maria sua madre ed egli visse a lungo e fu il solo a cui fu risparmiato il martirio.
Quanto ordetto valga per i cattolici osservanti e ligi all’ insegnamento della Chiesa mater et magistra alla quale Gesù Signore conferì il carisma dell’ “infallibilità dottrinale”. nella persona e nel primato di Pietro e dei suoi successori affermando tra l’ altro: “tutto ciò che legherai sulla terra…..” (Mt 16, 19-20). Per gli altri valga invece la considerazione secondo la quale un sacerdote non possa e non debba dividere la totale donazione e l’ esclusivo orientamento a Dio ed alle anime, derivanti dalla sua vocazione, con lo stato matrimoniale che implicherebbe la divisione del cuore e delle preoccupazioni tra Dio e la famiglia. Non regge nemmeno il confronto con i protestanti. Infatti costoro non sono consacrati ma svolgono una professione ed il loro ufficio non comporta il “lavoro” dei cattolici.
Ciò nonostante si sa che nel rito cattolico orientale può essere ordinato sacerdote (non vescovo) anche chi è già sposato. Inoltre, per chi non lo sapesse, la Chiesa prevede di concedere dispensa e facoltà a contrarre matrimonio a quei preti che veramente lo desiderino. Costoro vengono esaminati di competenza ed autorizzati. Cessano dalle cose divine, a divinis, e vengono ridotti allo stato laicale. Tutto questo si fa normalmente ma nel dovuto e rispettoso silenzio.
Quanto affinché nessuno possa definire “assoluta ed inspiegabile” la rigidezza della Chiesa di Roma. La Chiesa è “infallibile” ma non “impeccabile”, cioè non ha il dono di non fare peccati. Anche i preti, e soprattutto i preti, sono soggetti a tentazione, peccano e ne assumono la colpa. Per questo non ci si deve impressionare più di tanto in presenza di certe perversioni se praticate da parte del clero.
L’ Apostolo Matteo era uno strozzino, Simone lo zelota un terrorista e Giuda Iscariota un autentico delinquente. Eppure Gesù in persona li scelse tutti e tre. I primi due capirono “l’ antifona” mentre il terzo sembrerebbe di no. Se l’ adesione a certe risoluzioni provenisse dallo stesso Ordine sacerdotale mi andrebbe di dire che ci sarebbe solo da vergognarsi ma non è così in quanto quest’ argomento ha sempre stranamente appassionato più il mondo laico che la maggioranza dei diretti interessati per i quali il problema non esiste perchè risolto dallo slancio di generosità e dalla devota fiducia nelle leggi canoniche. Non occorre alcuna campagna moralizzatrice che tanto farebbe in favore dei nemici della Chiesa i quali, oggi più che mai, cercano di svellere questo pilastro secolare per meglio abbattere e distruggere ciò che Dio stesso ha istituito.
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