Cronaca

Anagni – La capretta uccisa di botte, l’analisi della criminologa Linda Corsaletti

Alcuni giorni fa si è appresa la notizia della morte di una capretta uccisa a suon di calci da alcuni ragazzi, durante una festa in locale della città dei papi. Il povero animale è stato ucciso di botte e poi scaraventavano da un muro. Il tutto è stato ripreso dagli stessi autori dell’orribile gesto e postato sui social.

Perché dei giovani dovrebbero uccidere degli animali? Quale disagio si nasconde dietro un gesto così crudele? Si tratta di violenza insita nella propria personalità e quindi fa parte dell’essere che compie simili gesti o si tratta di altro?  Sempre più si verificano episodi di violenza che vedono purtroppo protagonisti di queste vicende dei giovani. L’episodio di Anagni (FR) riguardo la capretta uccisa a calci da alcuni 18enni, le violenze sessuali di Parcoverde a Caivano (Napoli) che vede coinvolti una ventina di soggetti tra vittime e indagati per lo più minorenni. Questo solo per citarne alcuni, ma giornalmente le pagine di cronaca sono piene di simili eventi in cui la violenza la fa da padrona. Cosa sta succedendo ai giovani e alla società in generale? La criminologa Linda Corsaletti interviene sulla triste vicenda, analizzando il gesto degli autori tanto malvagio quanto preoccupante.

“La scienza ci spiega che infierire crudelmente sugli animali è un comportamento patologico soggetto ad escalation di violenza, per questo è importantissima la non sottovalutazione del problema. Studi internazionali in ambito psichiatrico, criminologico e psicologico lo ritengono il primo step della violenza, una spia di allarme e un fattore diagnostico predittivo di una potenziale situazione esistenziale patogena, soggetta ad un inasprimento sempre maggiore delle condotte antisociali, devianti e criminali con conseguenze devastanti anche a livello sociale. Mai sottovalutare o declassare il comportamento deviante ad una semplice o goliardica “bravata”, o considerarlo un reato bagattellare.

Le ragioni per le quali ci sono soggetti che agiscono crudelmente sugli animali e mettono in atto condotte antisociali, devianti o criminali, sono molteplici. Spesso la causa è dovuta a veri e propri disturbi, i cui sintomi sono riconducibili a patologie psichiatriche insorgenti. Altre volte, invece, abbiamo a che fare con dei campanelli di allarme fortissimi che possono far emergere scenari inquietanti come, ad esempio, i casi nei quali il maltrattamento animale è opera di un bambino che vive all’interno di una famiglia disfunzionale. Quello che vediamo sull’animale (vittima) è spesso una realtà riflessa di ciò che sta accadendo fra le mura domestiche. È stato più volte riscontrato che l’abuso sugli animali da parte di un membro della famiglia, sia esso genitore o figlio, è un segnale inequivocabile di quanto lo stesso soggetto in questione stia vivendo sulla propria persona. Infatti, uno dei concetti chiave scientificamente provato è la correlazione esistente tra il maltrattamento animale e la pericolosità sociale, collegamento dunque esistente ed inscindibile tra chi maltratta, tortura e uccide un animale e la violenza agita nei confronti delle altre persone. Per tale motivo studiare, intercettare e reprimere il maltrattamento e/o uccisione di animali oltre ad essere un atto morale e civico dovuto, è considerato dalla scienza uno strumento di prevenzione importantissimo.

Ovidio nel 43 a.C. dice qualcosa di assolutamente pionieristico in tal senso: “La crudeltà sugli animali è tirocinio di crudeltà verso gli uomini “. Pensiamo ad esempio ad alcuni serial killer che iniziano la loro carriera criminale torturando e uccidendo proprio gli animali. Lo zoo sadismo può essere un sintomo precocemente riscontrabile e riconoscibile. Nei bambini Intorno ai 4-5 anni di età spesso iniziano a manifestarsi condotte devianti. Se il sintomo non viene immediatamente intercettato e curato, il soggetto, da grande, può incorrere nel disturbo antisociale di personalità e anche se questo disturbo non viene mai diagnosticato prima dei 18 anni, nella quasi totalità dei casi i sintomi e le manifestazioni cliniche si presentano molto prima. Quando la crudeltà ai danni degli animali è messa in atto da bambini o adolescenti, essa diventa estremamente significativa. È infatti ritenuta un indicatore di pericolosità sociale. Diventare un maltrattatore, a livello inconscio può alleviare i sentimenti di impotenza che un bambino ha quando è a sua volta vittima. Può essere un modo per scaricare rabbia e frustrazione. Può, però, anche indicare ad esempio l’insorgenza di un disturbo della condotta. Fra i comportamenti sintomatici di questo disturbo c’è la crudeltà nei confronti degli animali, tanto che l’OMS l’ha inserito tra gli indicatori più importanti, tra l’altro presente anche nel disturbo esplosivo intermittente. Di fronte a modalità comportamentali anomale, i genitori devono agire tempestivamente per risolvere, a livello terapeutico, il problema. Anche un singolo episodio di crudeltà verso gli animali non deve essere sottovalutato dai genitori, insegnanti e da chiunque faccia parte della sfera sociale del soggetto.

La delinquenza giovanile è un fenomeno complesso e multiforme che può derivare da una combinazione di fattori psicologici, sociali ed ambientali. Dal punto di vista psicologico, ci sono diversi elementi che possono contribuire al coinvolgimento dei giovani in comportamenti delinquenziali. Uno dei fattori chiave è la mancanza di supporto familiare. I giovani che crescono in ambienti familiari disfunzionali, caratterizzati da mancanza di affetto, comunicazione limitata e regole inconsistenti, possono sviluppare un senso di abbandono e frustrazione. Questa mancanza di stabilità può spingere i giovani a cercare un senso di appartenenza altrove, spesso trovandolo in gruppi delinquenziali.

Le influenze negative degli amici sono un altro fattore psicologico importante. L’adolescenza è una fase in cui i giovani cercano di definire la propria identità e il gruppo di pari gioca un ruolo cruciale in questo processo. Se un giovane fa amicizia con individui coinvolti in attività illegali, potrebbe sentirsi socialmente obbligato a seguirne l’esempio per essere accettato. È fondamentale che nelle scuole vengano introdotti programmi educativi che insegnino agli studenti i principi della non violenza, della comunicazione efficace e dell’empatia. Questi programmi possono includere lezioni, discussioni in classe e attività pratiche.
Educare fin da piccoli all’empatia, alla legalità alla non violenza è fondamentale per creare una società più armoniosa e rispettosa e per un inserimento sociale adeguato dei giovani in società.
Di fondamentale importanza è anche il contesto famigliare. Promuovere la comunicazione aperta e il dialogo costruttivo all’interno delle famiglie e delle comunità. Consentire ai giovani di esprimere i loro pensieri e sentimenti senza paura di giudizio può incoraggiare lo sviluppo dell’empatia.

I problemi di autostima e l’insicurezza possono contribuire alla delinquenza giovanile. I giovani che hanno un’autostima bassa possono cercare di compensare questa carenza attraverso comportamenti antisociali o criminali, cercando di dimostrare il proprio valore attraverso l’adesione a gruppi delinquenziali. Affrontare la delinquenza giovanile richiede un approccio olistico che affronti le radici psicologiche e sociali del problema. Programmi di sostegno psicologico, come la consulenza individuale o di gruppo, possono aiutare i giovani a comprendere e gestire le loro emozioni, migliorando la loro capacità di prendere decisioni consapevoli.
L’educazione gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione della delinquenza. Offrire opportunità educative e formative può aiutare i giovani a sviluppare abilità e interessi positivi, aumentando la loro autostima e prospettive future. Coinvolgere le famiglie è altrettanto cruciale. Programmi che promuovono l’interazione familiare e la comunicazione aperta possono contribuire a creare un ambiente di supporto emotivo e comportamentale per i giovani.

Inoltre, è importante creare opportunità di crescita personale e coinvolgimento sociale. Attività extracurriculari, sport, arte e volontariato possono fornire ai giovani un senso di scopo e realizzazione, riducendo il rischio di coinvolgimento nella delinquenza. In definitiva, affrontare la delinquenza giovanile richiede un approccio globale che affronti le radici psicologiche del problema attraverso il sostegno familiare, la promozione dell’autostima, l’accesso all’educazione e l’offerta di opportunità positive soprattutto se questi ragazzi vivono costantemente allo stato brado in contesti altamente degradati in cui si sviluppano sub culture devianti e criminali come ad esempio Caivano.
Riguardo questo episodio lasciatemi dire una cosa che ritengo fondamentale: <Se ancora oggi si colpevolizza la vittima di stupro vuol dire che sono ancora fortemente ancorati nella nostra società stereotipi culturali e di genere che ci catapultano nel medioevo e rendono vani gli sforzi di divulgazione culturale e scientifica su tematiche fondamentali come la violenza sessuale e di genere. Il fatto che si tenda a rivittimizzare chi ha subito violenza con frasi aberranti tipo:” se l’è cercata “è sintomo di una gravissima patologia culturale. Per tale motivo è fondamentale che le istituzioni intervengano a stretto giro con programmi educativi e che le campagne di sensibilizzazione su queste tematiche non rimangano fini a sé stesse.>

Anna Ammanniti

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