Per la cronaca sarebbero state 52 edizioni anziché 50 le sagre di uva che si sono tenute nel centro ciociaro se non fossero state annullate la ventesima nel 1992 e quella dell’anno 2020 per la pandemia.
La manifestazione ebbe inizio quasi in sordina nel 1972 per volontà del sindaco di allora Benedetto Illuminati contestualmente all’estendersi delle attività della cantina sociale “Cesanese del Piglio” attiva con 311 soci ed una produzione annua che nel 1983 aveva toccato 51 mila ettolitri di vino su 54 mila quintali d’uva ed ora, a distanza di 54 anni, la cantina sociale à in liquidazione.
La sagra era entrata nelle tradizioni folkloristiche e ricreative dei comuni limitrofi facenti parte del comprensorio del Cesanese sostanzialmente favorevole alla coltura della vite.
La manifestazione era diventata motivo di notevole richiamo turistico alla prima domenica di ottobre, per la sfilata dei carri allegorici ideati ed allestiti con notevole capacità innovativa dagli operosi agricoltori della zona del Cesanese, che ogni anno sapevano cogliere spunti e soggetti di notevole interesse con arguti riferimenti a situazioni passate o ad avvenimenti di attualità, nel rispetto della tradizione e del folklore.
La sagra era un “coktail” di folklore, tradizioni, buon vino e… buona tavola; non mancava la mostra fotografica, il concorso dei vini tipici, la mostra filatelica, la esposizione dei disegni eseguiti dai bambini delle scuole elementari e medie, il concorso delle poesie dialettali, il concorso addobbi vetrine, nonché la estemporanea di pittura con l’acquisizione al patrimonio del Comune di Piglio dei quadri di autore.
La celebrazione della sagra è sempre stata la conferma dell’attaccamento degli agricoltori alla loro terra ed ai suoi indispensabili frutti.
Giorgio Alessandro Pacetti