Mi voglio soffermare su questi due punti perché sul resto del racconto sono tutti d’accordo, fonti letterarie, storici del passato e del presente. Fine del XIII sec., da anni esiste un contrasto tra il Papa Bonifacio VIII ed il re di Francia Filippo IV il bello, un contrasto formalmente basato sulla titolarità della riscossione delle “decime”, una tassa istituita da Papa Innocenzo III per finanziare le crociate ma anche la Chiesa stessa. In realtà il contrasto è molto profondo e risale a tempi lontani e riguarda essenzialmente il potere temporale del Papa alternativo a quello del re, contrasto che, a proposito dei papi anagnini, ritroviamo anche fra il grande Innocenzo III e Giovanni d’Inghilterra detto “senza terra”.
Papa Bonifacio VIII, autoproclamatosi discendente morale di Giulio Cesare, non accetta intromissioni nella gestione del suo potere, anche temporale, mentre Filippo IV il bello ha necessità di soldi per le sue campagne militari contro l’Inghilterra.
Nella “giornata particolare” dell’7 settembre 1303 l’inviato del Re di Francia, suo consigliere e futuro cancelliere Guglielmo di Nogaret (fig3) insieme a Giacomo Colonna detto ‘Sciarra’, rappresentante di quella famiglia Colonnaacerrima nemica dei Caetani, famiglia di Bonifacio VIII, stanno nei pressi della città di Anagni su incarico del Re, ufficialmente per trattare con il Papa e trovare una soluzione all’antico contrasto, in realtà non si va per trattare con centinaia di uomini armati e, sembra, 600 cavalieri “un vasto numero di “milites e feudales” e, soprattutto, avvalendosi del contributo determinante di chi, Sciarra Colonna, odia il Papa in modo viscerale e non ne vuole che la morte.
Molti erano i partecipanti alla congiura di parte francese : Rainaldo da Supino con il figlio Roberto e Tommaso da Morolo, Giovanni di Landolfo de Ceccano, Adenolfo de Mattia, Massimo, Balduino, Stefano di Raynaldo Rubeo di Trevi , Goffredo Bussa, Nicola e Giacomo, Pietro de Luparia col figlio Orlando, Giovanni Saraceno, Gerardo, Stefano, Raynaldo Paccalotti, Giordano, Gualcano, Pietro da Sgurgola, Angelo Martini, Simone Boccapecus, Giacomo Ruffellus, Pietro Danza, Pietro Niger de Balle, Andrea Ottonis de Anticullo, Metello de Urbe, Pietro da Genazzano, Pietro de Olevano col figlio Stefano, Giovanni di Capua, Francesco Graziani di Subiaco.
Riporto questo lungo elenco per dimostrare quanti fossero gli alleati “ciociari” nemici del Papa con il loro stuolo di servi e guardie. Tralasciamo gli antefatti relativi al luogo di raccolta ecc… su cui ci sarebbe anche da trattare ma andiamo all’alba di quel giorno. Certo sembra quasi impossibile che ad Anagni nessuno si fosse accorto che un esercito stava alle porte della città in attesa di entrare ma, sembra probabile che il Papa confidasse molto sull’effetto scomunica che avrebbe emesso il giorno dopo contro Filippo IV, scomunica che era certamente la ragione prima della missione di Guglielmo di Nogaret.
Scomunicare il Re dei Francesi significava togliergli ogni autorità e invitare i nobili a detronificarlo, sciogliendo loro il vincolo di fedeltà, ed eleggerne un altro. Fatto sta che si apre la porta di Anagni, quale ? Chi fu l’anagnino traditore ad aprire ? Ci sono varie teorie sul nome del varco, c’è che lo individua in Porta San Nicola, non più esistente, chi in Porta Tufoli, di cui resta una piccola vestigia, chi, addirittura, Porta Cerere. Io preferisco accettare la versione dello storico P. Zappasodi che la individua in Porta Santa Maria ex Porta degli Idoli. Questa versione mi pare più compatibile con lo svolgersi degli fatti ed i luoghi teatro dell’evento. Secondo la tradizione fu Adenolfo de Mattia il responsabile dell’apertura anche se al processo si autodenunciò Goffredo Bussa.
Forse sarebbe giusto anche pensare che le porte aperte furono diverse visto il numero dei soldati. Da questo momento seguirono gli assalti ai palazzi del “castello” ovvero quelle costruzioni sorte accanto alla Cattedrale che formavano una sorta di muro invalicabile a difesa della dimora del Papa, “Bonifacio all’udire tanta rovina e rumore e tante grida e minacce, domandò una tregua fino alle ore 9” che gli fu accordata.
Il Papa chiese l’aiuto del popolo anagnino ma, come capitano del popolo, era stato nominato in quel frangente proprio il traditore Adenolfo de Mattia che, chiaramente non intervenne. Le richieste di Sciarra Colonna al pontefice per evitare l’arresto furono assurde come, per esempio, il dichiarare la sua elezione nulla, naturalmente l’anziano e fiero Papa rifiutò. La tregua ebbe fine e Sciarra Colonna alle 15 si mosse all’assalto. Sciarra vuole uccidere il Papa, mentre Nogaret ha il compito di catturarlo e portarlo in Francia dove, essendo stato già condannato con varie, fantasiose accuse, sarebbe stato imprigionato. Se immaginiamo che alcuni armati fossero entrati da Porta Tufoli mentre altri guidati da Colonna fossero entrati da Porta Santa Maria, ci spiegheremo come da una parte si ha l’assalto ai palazzi dei Caetani, dei loro familiari e sostenitori mentre dall’altro si ha l’assalto alla Cattedrale per arrivare direttamente al palazzo del Papa.
Dopo aver dato alle fiamme la porta della chiesa, che rappresentava un ostacolo, “impedimentum” agli assalitori e, per chi conosce la planimetria anagnina lo capisce bene ( vedi pianta 6 ), entrarono e prima di attraversarla e uscire sulla scalinata esterna (non più esistente), si diedero a vari crimini , “a far man bassa sulle robe ed arredi sacri” e “parecchi altri che adoperavansi ad impedire il saccheggio, parte fu uccisa da quei forsennati e parte ferita sulla stessa porta della Cattedrale”, cadde vittima anche l’arcivescovo ungherese Gergely Biekei che si era opposto.
Ma dalla Cattedrale dove vanno i congiurati guidati da Sciarra Colonna e Nogaret ? Qui le ipotesi sono molte: una versione vuole che la residenza del Papa fossero alcuni ambienti dell’Episcopio fatto costruire proprio da Bonifacio ed oggi scomparso ma di cui rimangono, forse, i sotterranei chiamati “Grottoni”probabilmente le stalle. Questa ipotesi si basa sul fatto che Papa Caetani a Roma risiedesse in Laterano, ovvero in edifici non di sua proprietà e rappresentanti “l’autorità religiosa e politica del Pontefice”. Altra ipotesi vuole che il palazzo dove si trovava il Papa ad attendere i suoi carnefici fosse l’odierno palazzo Traietto, allora palazzo Caetani.
Poi esiste quello che la tradizione e non solo, indica come Palazzo di Bonifacio VIII in cui si visita la famosa sale dello “schiaffo”. Ma andiamo con ordine : abbiamo lasciato Sciarra e i suoi a fare scempio della Cattedrale, rubare tutto quello che c’è da rubare, farsi vendetta con uccisioni e ferimenti. Nel frattempo il resto dell’esercito trova una forte resistenza da parte dei nobili filobonifaciani , con lancio di pietre, frecce, ecc.. dalle case. “Ad un certo punto, a valanga, “i manigoldi” come li definisce Pietro Fedele, irruppero nell’edificio e giunsero alla presenza di Bonifazio”(Giammaria). Per capire di quale edificio parliamo torniamo indietro e vediamo che i congiurati in Cattedrale incontrarono anche commercianti, “mercanti che erano venuti in città per vendere coltelli e altre mercanzie in occasione della festa del giorno seguente”(Proscio).
La presenza di questi mercanti, rifugiatisi per paura all’interno dell’edificio sacro, fa supporre che il mercato si dovesse svolgere lì vicino e quindi in quella che in parte oggi è piazza Innocenzo III, il che esclude palazzo Traietto che si affaccia sulla piazza oggi chiamata Piazza Bonifacio VIII e allora Piazza del Conte. La scena all’interno del Palazzo papale viene descritta in questo modo: “Il Papa si presenta agli assalitori vestito da Pontefice Massimo con la tiara e con una croce in mano”oppure”il Papa con il mantello di San Pietro, la tiara, le chiavi, e la croce in mano.” Celebre rimane la frase che Bonifacio pronunciò in presenza dei suoi carnefici, in dialetto :”Ec le col, e le cape” “ ecco il collo e la testa” un’orgogliosa sfida al nemico.
Allora il Pontefice riceve gli assalitori nella sua veste di Pontefice Massimo, nel suo ruolo di capo della chiesa e rappresentante di Cristo in terra e non è ammissibile che lo avesse fatto in privato, nella sua residenza abituale, ma certamente lo fece in quella che era da decenni la sede ufficiale anagnina del Papa, quel palazzo fatto costruire da Gregorio IX in cui aveva ricevuto re ed imperatori come Federico II di Svevia, quello che da sempre la tradizione chiama il Palazzo di Bonifacio VIII. Qualcuno sostiene che l’attuale palazzo di Bonifacio VIII non poteva essere stato il luogo della cattura perché di proprietà del nipote, Pietro.
A parte che non è certo che il palazzo di proprietà di Pietro Caetani fosse lo stesso che era stato di Gregorio IX, rimane il fatto che palazzi di proprietà di Benedetto Caetani, Bonifacio VIII, non ce ne sono e si parla sempre di palazzi dove il Papa risiedeva o dimorava e mai di proprietà. Credo che il Papa non possa avere beni propri e che, quindi, in realtà, gli edifici fossero intestati ai familiari. Anche l’edificio, proposto come alternativa, dell’Episcopio , non era di proprietà del Pontefice e , poi, proporre questo perché “rappresentava l’autorità religiosa e politica del Pontefice” va contro quella che era la vera sede religiosa e politica da sempre: il Palazzo di Gregorio IX. IL papa era seduto in trono (che sembra si trovi al Louvre) con accanto le guardie del corpo, un Templare ed un cavaliere Gerosolimitano e. quindi, chiaramente, con l’intento di impressionare, senza riuscirci.
Ma ci fu lo “schiaffo”? Fu un vero ceffone dato con il guanto di ferro da Sciarra Colonna sul viso di Bonifacio o fu solo un oltraggio fatto con la cattura,”..e ne lo figliol suo Cristo esser catto..”(Dante)? Le testimonianze sono chiare : Papa Benedetto XI allora presente alla scena, racconta esplicitamente di un’aggressione con le mani, e lo stesso viene confermato dal successore Clemente V. Antiche cronache raccontano di uno schiaffo dato da Sciarra Colonna con il guanto di ferro.
Lo stesso Nogaret si vanterà in seguito, nel processo in Francia di aver impedito per almeno due volte che Bonifacio VIII venisse ucciso. “A quella risposta (Ec le col..) infuriò maggiormente il Colonna, e con uno slancio feroce avanzatosi contro il vecchio pontefice disarmato, lo avrebbe ucciso, ove non fosse accorso in buon punto in aiuto del Papa il Nogueyret (Nogaret) ad impedire cotanto eccesso”.
La storia poi avrà il corso che tutti conoscono e su cui non ci saranno più dubbi e diversità di versioni ma ciò che ho voluto raccontare è la conferma assoluta di una tradizione antica di luoghi ed eventi. Un racconto che anche se contestato non cambierebbe comunque il valore storico di un atto che ha cambiato il corso degli eventi in Occidente ed ha creato uno spartiacque sulle vicende del Medioevo europeo.
Guglielmo Viti, archeologo
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